Gruppo Apostolato della Preghiera

Gruppo di Taormina – Sede: Chiesa S.Antonio da Padova (Figlie del Divino Zelo)

Presidente: Giammona Giuliana
Referente: Suor Antonia ( Suore Figlie del Divino Zelo )

UN PO’ DI STORIA

L’Apostolato della Preghiera nacque, come intuizione e come proposta, a Vals presso Le Puy, in Francia, il 3 dicembre 1844, ad opera del P. Francesco Saverio Gautrelet S.I per degli studenti gesuiti; si diffuse subito al di fuori dello scolasticato di Vals; il P. Gautrelet avviò una piccola organizzazione denominata Apostolato della Preghiera, che fu approvata dal vescovo di Le Puy e successivamente dai Papi, a cominciare da Pio IX; ma la divulgazione dell’Apostolato della Preghiera nel mondo si deve al P. Enrico Ramière S.I., il quale ne sviluppò la dottrina e la diffusione.
Nel 1861 nacque, in Francia, il primo “Messaggero del Cuore di Gesù”, imitato ben presto da pubblicazioni simili in molti Paesi; nell’anno della morte del P. Ramière (1883) l’AdP aveva già 35.000 Centri con più di 13 milioni di iscritti; oggi l’Apostolato della Preghiera è presente in tutto il mondo ed ha almeno 45 milioni di iscritti; si calcola che un centinaio di milioni di persone pratichino l’Offerta quotidiana della giornata.

UN PO’ DI DIRITTO

L’AdP è un’associazione pubblica di fedeli (canoni 312 – 320 del Codice di Diritto Canonico);
ha avuto diversi Statuti; quelli in vigore sono stati dati da Paolo VI nel 1968, “secondo la dottrina e lo spirito del Concilio Vaticano II”.

UN PO’DI SANTITA’

L ‘AdP è una scuola di santità; ci aiuta a “fare un cammino di fede”; perchè ci fa vivere il Battesimo, e l’Eucaristia nello spirito del sacerdozio comune dei fedeli; l’AdP propone tre impegni fondamentali e progressivi: l’Offerta quotidiana; la Consacrazione; la Riparazione tutto questo, nel quadro della spiritualità del Cuore di Gesù.

UN PO’ DI PASTORALE

La Pastorale è l’arte di formare e guidare il Popolo di Dio nel suo cammino di fede (salvezza, santità); ossia nel conoscere e amare: Dio Padre: creatore, provvidente, misericordioso; Gesù Cristo: Verbo incarnato, Redentore, unico Mediatore tra noi e Dio, “Sacro Cuore”; lo Spirito Santo: amore che unisce il Padre e il Figlio; “anima”della Chiesa; che abita in ciascuno di noi e ci rende spiritualmente vivi, ci anima e ci consola, ci guida, ci santifica.
Poichè Maria, madre di Gesù e madre della Chiesa; conduce a Gesù e, per mezzo di lui, al Padre, ci è modello di docilità allo Spirito Santo, l’AdP la venera con amore filiale.
Il metodo della capillarità (animatori, Biglietti Mensili, rete di contatti regolari/mensili).
Metodo che fa dell’AdP uno strumento valido per una Nuova Evangelizzazione e per il rinnovamento profondo delle parrocchie nel senso del Concilio Vaticano II;
la formazione all’esercizio dell’apostolato.

UN PO’ DI SOCIALE

Le intenzioni mensili, del Papa e dei nostri Vescovi, ci orientano a “sentire con la Chiesa” e sono finestre aperte sui problemi attuali del mondo; esse ci aiutano ad agganciare la nostra vita spirituale alla realtà delle “gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono…”(GS 1); di più: mobilitando intorno a questi problemi la preghiera e l’offerta di tanti milioni di persone, le intenzioni mensili hanno un grande valore di impetrazione.

SPIRITUALITA’ E APOSTOLATO DELLA PREGHIERA RINNOVATI NELL’ESSERE E NELL’AGIRE

La vita spirituale si sviluppa come un organismo unitario e complesso. Alla radice c’è la Grazia santificante, cioè con il Battesimo ognuno di noi grazie all’azione dello Spirito Santo; riceve delle energie spirituali che sono le virtù teologali: Fede, Speranza, Carità. Queste forze spirituali orientano la nostra vita direttamente verso Dio e sono forze che vanno lasciate operare; da esse derivano l’osservanza di tutti i comandamenti della legge di Dio.

La Fede
Ci fa entrare nella sostanza delle cose che non appariscono, ci fa riconoscere Dio e la sua testimonianza nella Rivelazione. La fede deve essere rinnovata ogni giorno, in particolare nei momenti in cui siamo tentati; occorre ripetere spesso “l’Atto di fede” che è abbandono e adesione totale al Signore. Per ottenere la luce di Dio è necessario pregare, pregare è camminare con Dio, è dire a Gesù: “Ti offro la mia giornata, voglio viverla in comunione con Te e con i fratelli”. La nostra preghiera è preghiera apostolica perché è quella che c’impegna a vivere tutta la giornata spiritualmente uniti a Gesù che si dona nell’Eucarestia.

La Speranza
E’ la forza con la quale ci dà un’incrollabile fiducia in Lui stesso, ci fa attendere la manifestazione del suo Regno. E’ meraviglioso il testo che si legge nella lettera ai Romani (cap.15 v.13) “Il Dio della Speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo”. Dio è definito il “Dio della Speranza”. Alla speranza è associata l’idea di gioia e pace. Gli uomini di ogni tempo hanno avuto bisogno di speranza. Oggi, ne abbiamo ancora di più, perché il materialismo di cui siamo pervasi è il vero nemico della speranza. Per vivere abbiamo bisogno della speranza come dell’ossigeno. Senza speranza non si fa nulla, la speranza dà carica: dove nasce, dove resta, apre il cuore, crea energia nuova. Dunque dobbiamo diventare uomini e donne di speranza e anche seminatori di speranza. Per questo è necessario lo Spirito Santo che, con la sua azione santificante, trasforma le persone dall’interno e dà loro un cuore nuovo e sentimenti nuovi ed eleva l’uomo al di sopra della sua naturale cattiveria. Il “Paraclito” ci suggerisce come seminare la speranza, come fare emergere, nelle situazioni concrete della vita, i motivi di speranza. Ma non si tratta di motivi umani. La speranza teologale è diversa. Noi speriamo per un motivo che non viene mai meno. Questo motivo è fondato su Dio. Su Dio che è fedele, su Gesù Cristo che ci ha redenti, sulla consapevolezza che la sua Grazia, lo Spirito Santo è sempre a nostra disposizione. Il Papa ci dice che è cosa molto importante varcare la soglia della speranza, non fermarsi davanti ad essa, ma lasciarsi condurre. “Non abbiate paura” ci dice il S. Padre e ancora “Spalancate i vostri cuori a Cristo”, Lui solo è la porta della nostra salvezza.
Ma la più grande di queste tre virtù è la Carità che è Amore (1.Cor 13,1-13). “La Carità è paziente, è benigna, non è invidiosa, la Carità non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode delle ingiustizie, ma si compiace della verità”. Riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (Rm 5,5), la carità ci consente di aderire a Dio con tutto il cuore: essa è luce di verità, ci fa capire chi siamo, ci rivela e ci fa sperimentare che nonostante i nostri limiti e i nostri peccati, noi siamo figli di Dio, amati da Lui, amati gratuitamente. Questo amore ci accoglie e ci mette in un cammino di perfezione il cui traguardo è nell’eternità. Nel cuore di ogni uomo ci sono tesori di Amore. A noi farli nascere! Se nasce veramente in noi l’amore per gli altri, allora lentamente scompaiono dal nostro animo e dalla nostra vita gli atteggiamenti che possono distanziarci e dividerci da loro.
Tutta la vita morale cristiana poggia su queste tre virtù teologiche. Ma ci sono anche le “virtù cardinali”, cioè “virtù morali infuse” perché sono in quel patrimonio spirituale che lo Spirito Santo ha infuso in noi con il Battesimo. Fanno da cardine, da sostegno e da riferimento a molte altre e sono: la prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza.
La prudenza è la virtù regale perché dirige gli atti della nostra vita.
La giustizia ci fa rispettare i diritti di Dio.
La fortezza ci fa affrontare le difficoltà.
La temperanza è quella virtù che frena le passioni e i beni sensibili.
E Gesù dice “Beati quelli che hanno il cuore sincero, beato chi è autentico nei pensieri e nelle azioni” perché è accolto da Dio! Alla base di tutti questi doni ci sta l’umiltà. Se incontri Dio non sei più lo stesso, con Dio qualcosa ti brucia dentro: la chiamata all’Amore perfetto l’abbiamo tutti nel cuore! Come vogliamo essere?
L’uomo cerca la felicità, ma come e dove la cerca? Il S. Padre ci dice che il fine della vita è la vocazione all’amore e cioè la santità e quando ha parlato della santità a due milioni di giovani questi hanno applaudito. Questo ci dovrebbe far riflettere! Accettare ciò che il Vangelo esige vuol dire affermare tutta la propria umanità, vederne la bellezza voluta da Dio e quando t’impegni nel bene senti in te un’immensa gioia ed una profonda pace interiore, invece lontano da Dio sei nella tristezza e nell’inquietudine! Quindi ognuno di noi, per realizzare il progetto di Dio, ha bisogno della sua grazia ma anche di tanta buona volontà. Dio infatti ci dà la libertà ma l’uso della libertà dipende da noi. Occorre l’aiuto frequente dei sacramenti, il discernimento e il combattimento spirituale. L’Amore dona e accoglie il Perdono, siamo tutti fragili e peccatori: importante non è arrivare subito, ma essere in cammino! Vivere l’attimo presente in positivo.
Il sacramento del Perdono, celebrato di frequente, ci fa crescere nell’umiltà aumentando la conoscenza di noi stessi, ci scuote soprattutto dalla trasandatezza spirituale e dalla mediocrità, rinvigorisce la volontà nel seguire il bene e c’insegna ad avere un’immensa fiducia in Dio.
Madre Teresa di Calcutta ha detto: “È l’Amore la medicina di chi non ha speranza”. Chiedersi spesso: “Cosa farebbe Gesù al mio posto, in questa circostanza?” Signore aiutaci a sapere vedere gli altri, in particolare chi è solo o nel bisogno. O teniamo gli occhi alzati sugli altri o finiamo per passare la nostra vita a pensare soltanto a noi stessi. “Vieni Spirito di Amore e di Pace” manda a noi dal cielo un raggio della Tua luce.