San Pietro
LA STORIA
La Chiesa dei SS. Pietro e Paolo sorge lungo la strada Provinciale via Pirandello; si ritiene che la chiesa di S. Pietro, come viene comunemente chiamata dal popolo, sia la più antica chiesa cristiana di Taormina.
La chiesa di S. Pietro era situata in mezzo alla necropoli araba, di cui ora restano scarsi avanzi, dopo che la maggior parte di essa fu distrutta nel 1825-30, durante la costruzione della strada intitola a Luigi Pirandello.
Lo storico ed archeologo inglese Edward Augustus Freeman, il quale fece degli scavi nell’area circostante la chiesa, afferma che essa fu edificata sulle rovine di un tempio greco, per cui avrebbe origine bizantina.
Per la sua posiziona in mezzo ai campi, fuori della città, in cui si coltivava prevalentemente la vite al tempo dei Greci Tauromenitani, si può supporre che il tempio fosse dedicato al dio del vino Diònysos o Bacco.
Dal 1732 al 1742 vi fece scavi Biagio de Spuches, Duca di S. Stefano, il quale portò alla luce diversi avanzi architettonici, fra cui una bella testa di Zeus (Giove).
Nel 1763, l’archeologo e storico olandese Jacopus Philippus D’Orville, nell’interno della chiesa rinvenne la “Tavola dei Ginnasiarchi”,la stela epigrafata con l’elenco dei nomi dei due magistrati che ogni anno dirigevano il Ginnasio, che era rotta in due pezzi, e che era stata murata in uno dei pilastri che sorreggono le arcate della chiesa e che egli fece recuperare e conservare nel convento dei Cappuccini.
La facciata della chiesa risale al sec. XVIII e mostra un semplice portale con stipiti ed architrave in pietra di Taormina e al di sopra di quest’ultimo c’è un arco a tutto sesto pure in pietra di Taormina, che ha una sporgente chiave d’arco.
Sovrasta il portale una finestra con stipiti ed architrave in pietra di Siracusa, il cui davanzale poggia sull’arco della porta. La parte alta degli stipiti della finestra è decorata con una doppia voluta scolpita nella pietra.
Al colmo della facciata, che segue lo stile a doppio spiovente dell’epoca barocca, cioè come un doppio frontone di tempio greco, c’è una piccola croce di ferro.
A sinistra del portale c’è un corpo avanzato, composto di due parti, di cui la più esterna è a semicerchio, essendo li muro esterno dell’abside, con copertura a tegole embricate, mentre quella più interna e a forma di chiesetta a due spioventi, con lo stesso tipo di copertura.
Questo corpo di fabbrica avanzata rispetto alla facciata, costruito con la tecnica della pietra a vista, è l’antica cripta della prima chiesa che ora funge da Sagrestia.
Si accede alla cripta attraverso una porta con arco a sesto acuto, con fregio di nera pomice lavica, e l’interno è decorato con affreschi molto rovinati, raffiguranti i SS. Pietro e Paolo. Anche l’abside della cripta ha un arco acuto incorniciato da un fregio di nera pomice di lava. L’interno della chiesa, che qualche studioso fa risalire alla metà del sec. XIV, è diviso in tre navate delimitate da due arcate a sesto acuto per lato, ed ogni nave ha la sua abside che insieme decorano il transetto, e il tutto è costruito con conci politi. Le arcate che dividono le navate, danno un senso di vastità ambientale che in realtà non esiste, data la piccolezza della chiesa, perché non creano barriere allo spazio esistente all’interno.
Una grande arcata a sesto acuto, incorniciata da un fregio di nera pomice lavica. immette all’altar maggiore, che si staglia solitario sopra un basamento di alcuni gradini di marmo rosa di Taormina.
Questo altare, che sembra un altare da campo del tempo dei primi Cristiani è costituito di un motivo architettonico di 5 colonnine che sorreggono 4 archetti acuti a carena ribassata a più strati e decorati a trilobi nella pane interna.
Un fregio dentellato decora linearmente il culmine degli archetti, come pure i trilobi interni degli archetti. Il soffitto della chiesa è di legno sobriamente elegante, le cui travi poggiano su mensole scolpite, e mentre il soffitto della navata centrale e a doppio spiovente, quelli delle navate laterali e del transetto sono ad un solo spiovente.
Nel muro del transetto e in corrispondenza delle due navate laterali, sono notevoli due portali che mettono in comunicazione le navate minori con il transetto, i quali hanno stipiti ed architravi di pietra di Siracusa, con mensole di sostegno dell’architrave e le mensole dell’architrave nel portale della navata destra raffigurano due grandi teste di leone.
Nella volta della piccola abside dietro l’altar maggiore, che ha pure un arco a sesto acuto; contornato dal solito fregio di nera pomice lavica, ci sono degli affreschi quattrocenteschi che hanno una loro robustezza figurativa e di colore. Questi affreschi nel 700 furono ricoperti da altre pitture che l’umidità ha però screpolato, rimettendo in luce quelle originali, che rappresentano i 12 Apostoli.
Tutto il pavimento della chiesa di S. Pietro era pieno di tante sepolture.
La più grande sepoltura al centro della chiesa, certamente la tomba comune, è chiusa da una lapide con questa iscrizione:
In pelagi tumidis mortales volvimur undis et fragilem ventus jactat uterque ratim in scopulis mortis sperat quassata tyrannis se tandem portu, te duce, PetrefrutAn. Dom. 1714.
cioè, “fra le turgide onde di un mare procelloso siamo agitati, o mortali, ed un vento crudele travaglia i fianchi alla nostra fragile barchetta, la quale, battuta tra gli scogli tiranni della morte, spera finalmente, o Pietro, col tuo aiuto di giungere alla pace del porto. Anno del Signore 1714”.
Si pensa che la chiesa dei SS. Pietro e Paolo sia stata in origine la cappella-moschea del grande cimitero saraceno, cioè la necropoli araba, nel sec. XIV, sia stata trasformata in chiesa cristiana, restando fuori del perimetro della cinta muraria, e perciò detta “extra moenia”.
La chiesa dei SS. Pietro e Paolo ha continuato a fungere da cimitero fino ai nostri giorni: infatti, recentemente. per speciale concessione della Santa Sede, vi sono stati seppelliti 1’On. Senatore Giuseppe Caronia, illustre Clinico, e sua moglie, lui il 15/1/1977, e lei nel febbraio 1981.
Nella parete sinistra, entrando nella chiesa, c’è una piccola lapide con questa iscrizione: “Nella cripta di questa chiesa riposa nella pace del Signore il Prof. Giuseppe Caronia, emerito scienziato, insigne Pediatra, munifico benefattore. 16/1/1977”.
Subito a destra entrando nella chiesa, c’è un’acquasantiera con piedistallo in marmo rosa di Taormina, la cui vaschetta circolare è ben levigata; questa acquasantiera somiglia molto a quella che c’è nell’ex-chiesa di S. Agostino, la quale è andata a finire al Giardino Pubblico.
Nella chiesa c’è la statua con la vara di S. Pietro soltanto, ma non quella di S. Paolo, anche se la chiesa è intitolata ai due Santi; la statua è di cartapesta, decorata con oro zecchino è risale al 1500, mentre la “vara , cioè la portantina di forma esagonale, con 5 colonnine che sostengono il baldacchino, è di legno.
Il 29 giugno, in cui ricorre la festa dei SS. Pietro e Paolo, la statua di S. Pietro viene solennemente portata in processione nella chiesa di S. Pancrazio. dove resta fino al 9 luglio, festa del Patrono di Taormina, allorché i due più importanti Santi di Taormina vengono onorati e portati in processione coi loro ‘fercoli’ cioè le portantine, dalla Corporazione dei Pescatori, essendo S. Pietro il Protettore dei pescatori e S. Pancrazio il Protettore di Taormina