Figlie del Divino Zelo
S.ANNIBALE MARIA DI FRANCIA – FONDATORE FIGLIE DEL DIVINO ZELO
Annibale Maria di Francia nacque a Messina il 5 luglio 1851.
Di nobile famiglia, riceve l’educazione religiosa e letteraria nel collegio S. Nicolò dei cistercensi.
Mente aperta, di facile e versatile penna, fa rapidi progressi negli studi.
Fin da giovane fu animato da grande carità verso Dio e verso il prossimo; e si affliggeva soprattutto considerando le tristi condizioni in cui giacevano tante popolazioni prive di evangelizzazione, anche in terre tradizionalmente cristiane.
In modo «improvviso, irresistibile, certo» sente la chiamata al sacerdozio; e, mentre a Roma si apre il Concilio Vaticano I, Annibale veste l’abito ecclesiastico, insieme al fratello minore Francesco (sarà anche lui sacerdote, vicario generale di Messina, fondatore delle Cappuccine del s. Cuore).
E pregava in quelle lunghe ore di veglia davanti all’Eucaristia e invitava a pregare per ottenere da Dio sacerdoti e missionari.
Fu per Lui come una rivelazione, quando lesse nel Vangelo quelle parole di Gesù: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi: pregate dunque il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe” (Mt 9, 37-38; Lc 10,2).
Vide come una conferma e una risposta a quella sua ansia, già da lungo tempo coltivata, di preghiera per le vocazioni ecclesiastiche e missionarie.
Divenuto sacerdote, la sua attività si affermò in numerose opere.
Istituì due Congregazioni Religiose: i Rogazionisti del cuore di Gesù (Rogazionisti: dal verbo latino: Rogate) e le Figlie del Divino Zelo, affidando ad esse la preghiera comandata da Gesù: “Pregate dunque…”.
È il carisma che distingue le due Congregazioni e le costituisce e qualifica fondamentalmente “eucaristiche e missionarie”.
“Pregate dunque!…”.
È il “messaggio” che Padre Annibale fa risuonare tutt’ora nella Chiesa da un capo all’altro del mondo.
Di fatto, dopo la sua morte (1° giugno 1927), raccolto e rilanciato incessantemente nell’apostolato vocazionale con le molteplici attività editoriali specifiche dei Rogazionisti e delle Figlie del Divino Zelo, il “messaggio” è penetrato dovunque e ad ogni livello in tutta la Chiesa: Papi, vescovi, sacerdoti, parrocchie, istituti religiosi, famiglie cristiane, laici.
Gli Istituti Antoniani Maschili e Femminili sono l’attuazione missionaria delle due Congregazioni, scaturita parimenti dal cuore missionario di Padre Annibale.
Quindi il “carisma” delle due congregazioni va visto non soltanto nella dimensione Eucaristica e di Preghiera, ma anche nella dimensione dell’Azione e Missione. L’origine risale al tempo del suo diaconato (3-4 marzo 1878), a seguito di un incontro che diciamo senz’altro decisivo e provvidenziale nella vita di Padre Annibale.
In una via di Messina un povero cieco sedeva a mendicare.
Il giovane Di Francia gli si fermò dinanzi e chiese: – Come ti chiami? – Francesco Zancone – rispose il cieco. -Dove abiti? -Alle case di Avignone. -Dove sono le case di Avignone? -Verso la Zaera. -Sai le cose di Dio? -E chi le insegna a me? -Verrò a trovarti. Tieni! E gli fece scivolare nella mano una moneta.
E così, il Padre Annibale, che chiedeva al Signore sacerdoti e missionari, restò coinvolto nella missione in prima persona.
Il 16 Marzo 1878 il Padre di Francia venne ordinato sacerdote, ma già era di casa nel quartiere di Avignone.
Tra stenti e inaudite difficoltà, riesce a dar inizio, tra l’altro, al primo orfanotrofio femminile nel 1882 e l’anno seguente a quello maschile.
Inaugura la prima tipografia, stampando la «Preghiera al Cuore SS. di Gesù per ottenere i Buoni Operai alla Santa Chiesa».
Il 1° luglio 1886 apre al culto, dopo anni di preparazione, la cappellina del quartiere; da questa sorgente farà scaturire tutto.
“Sognava” più ampie missioni lontane, ma trovò proprio nella sua Messina, terra di antica tradizione cristiana, un insospettabile e immediato campo di lavoro.
Il quartiere Avignone era un ghetto della città, in cui nuclei familiari (si fa per dire!) con frotte di numerosi bambini giacevano nella più nera miseria materiale, in uno sconcertante degrado morale e nella totale ignoranza religiosa.
Mai nessun prete era entrato in quell’ambiente; lui ci entrò e ci restò.
“Fin da allora – scrive il Padre – mi trovai impegnato,secondo le mie deboli forze, al sollievo spirituale e temporale di quella plebe abbandonata”. Non si perse d’animo nemmeno quando, al suo primo apparire in quell’ambiente, alcuni ceffi lo ammonirono subito:”Non è cosa vostra! Potete andarvene! Qui ci vogliono due cappuccini con tanto di barba!”.
Un impegno formidabile per Padre Annibale, dunque, senza risparmio di forze e mezzi per soccorrere, evangelizzare e redimere, come una missione in terre lontane. Capì, il buon sacerdote, che quel quartiere era una parte minima di quei vasti “campi di messe biondeggiante” bisognosa di “operai per la mietitura” (cfr. Gv 4, 35).
È proprio in questo contesto missionario che nacquero gli Istituti Antoniani maschili e femminili di Padre Annibale (1882-1883).
Là bisognava vincere la miseria, elevare quei poveri ad una vita umana e dignitosa, redimere e salvare le anime con il dono della fede cristiana.
Lui guardava soprattutto ai bambini e alle bambine che potevano già considerarsi i primi frutti della dimensione missionaria delle sue Opere.
Il suo sguardo, dal quartiere «Avignone», spazia ai bisogni dell’intera umanità con i suoi drammi, con l’ansia di salvezza e di liberazione. «Che cosa sono questi pochi che vengono evangelizzati, rispetto ai tanti milioni? …Cercavo un rimedio e lo trovai ampio, efficace, infallibile nella parola di Gesù: “La messe è molta; gli operai sono pochi. Pregate, dunque…”. Il segreto di tutte le opere buone è trovato…», e P. Annibale vi si dedica con zelo.
Nel 1897 avvia i Rogazionisti e dà vita alla S. Alleanza per la diffusione tra vescovi e sacerdoti dello spirito della preghiera per le vocazioni (raccoglierà l’adesione di 400 vescovi); per lo stesso scopo tra i fedeli erige nel 1900 la Pia Unione della Rogazione Evangelica.
Nel 1908 lancia il periodico Dio e il Prossimo, organo di collegamento delle sue istituzioni caritative che raggiungerà la tiratura di 700.000 copie.
Il terremoto del 1908 porta le Opere di P. Annibale in altre parti d’Italia.
Aumentano iniziative e lavoro.
Il 6 agosto 1926, l’arcivescovo A. Paino approva le due congregazioni religiose.
Il Padre Annibale morì il 1° giugno 1927 , con lo sguardo proteso verso terre lontane; ma doveva toccare ai suoi Figli e alle sue Figlie raccogliere l’anelito del suo spirito e della sua eredità.
Di fatto in questi ultimi cinquant’anni, dopo la seconda guerra mondiale, essi hanno potuto tradurre in stupenda realtà quel sogno profetico del Fondatore con la loro presenza in America Latina, Ruanda, Albania, Filippine, India.
Crediamo dunque che entrino a pieno titolo nella “intelligenza del Rogate” gli Istituti Antoniani maschili e femminili.
Il 7 Ottobre 1990, il Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato nel corso i una liturgia solenne, dinanzi ad una folla di fedeli provenienti da ogni parte del mondo e acclamati in Piazza San Pietro.
Nell’Eucaristia in Piazza S. Pietro il Papa disse: “…Dio in ogni periodo della storia suscita nelle Chiesa determinate persone, perché siano come modelli del popolo di Dio… Il fuoco d’amore per il Signore e per gli uomini segnò tutta la vita del beato Annibale Maria Di Francia. Colpito sin dalla adolescenza dalla espressione evangelica: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe”, egli spese tutte le sue energie per questa nobilissima causa… Amò egli stesso profondamente il suo sacerdozio; lo visse con coerenza, ne esaltò la grandezza del popolo di Dio… Il messaggio che egli ci ha trasmesso è attuale ed urgente. L’eredità lasciata ai suoi figli e figlie spirituali è impegnativa. Possa l’opera da lui iniziata continuare a dare frutti generosi a beneficio dell’ intera comunità cristiana e per sua intercessione accordi il Signore alla Chiesa santi sacerdoti secondo il suo cuore”.
CRONOLOGIA
5 luglio 1851
Nasce a Messina Maria Annibale Di Francia, terzo di quattro figli, dal Cav. Francesco e dalla Nobildonna Anna Toscano.
23 ottobre 1852
All’età di 15 mesi rimane orfano di padre.
Verso il 1868
A diciassette anni ottiene dal suo confessore il permesso di ricevere quotidianamente l’Eucarestia. Probabilmente in questo periodo, mentre prega dinanzi al Santissimo Sacramento esposto solennemente nella Chiesa di San Giovanni di Malta a Messina, intuisce la necessità di pregare per le vocazioni: ha quella che si può definire «intelligenza del Rogate». Qualche tempo dopo, scopre nel Vangelo il «comando» di Gesù: Rogate ergo Dominum messis, ut mittat operarios in messem suam (Mt 9, 38; Lc 10, 2).
Ottobre 1869
Pubblica l’opuscolo di 32 pagine intitolato: Primi versi di Annibale Di Francia da Messina.
8 dicembre 1869
Veste l’abito ecclesiastico nella Chiesa di San Francesco all’Immacolata, insieme con suo fratello Francesco Maria Di Francia.
16 gennaio 1870
A Messina, nella Chiesa di San Nicolò dei Cuochi, inizia l’attività oratoria con il panegirico su Maria Santissima della Provvidenza.
26 maggio 1877
L’Arcivescovo di Messina, Monsignor Giuseppe Guarino , gli conferisce il Diaconato nella chiesa di Montevergine.
Dic. 1877 / Gen. 1878
Provvidenziale incontro, in un vicolo di Messina, con il mendicante, con il mendicante Francesco Zancone.
Febbraio 1878
Ancora diacono, il giovane Annibale Di Francia fa la sua prima visita alle «Case Avignone», il luogo di miseria dove abita anche il mendicante Francesco Zancone.
16 marzo 1878
Il diacono Annibale Maria Di Francia viene consacrato sacerdote da Monsignor Giuseppe Guarino nella Chiesa dello Spirito Santo.
Marzo – Aprile 1878
Padre Annibale, novello sacerdote, comincia il suo apostolato di rigenerazione umana, sociale e cristiana degli oltre 200 poveri che abitano nel quartiere Avignone.
Verso il 1880
Compone la prima preghiera per le vocazioni, non avendone trovata alcuna nei vari libri di devozione.
19 marzo 1881
Per la prima volta celebra la Santa Messa tra i poveri del quartiere Avignone, nella piccola Cappella dedicata al Cuore Santissimo di Gesù.
Dicembre 1881
Viene nominato direttore del settimanale messinese La Parola Cattolica.
22 gennaio 1882
Monsignor Giuseppe Guarino lo nomina Canonico Statuario della Cattedrale di Messina.
Settembre 1882
Dà inizio al primo orfanotrofio femminile.
4 novembre 1883
Inaugura il primo orfanotrofio maschile.
Novembre 1884
Impianta la prima tipografia che, insieme alla sartoria ed alla calzoleria, serve ad avviare gli orfani ad un mestiere
Settembre 1885
Stampa la prima preghiera per ottenere i «buoni operai alla santa Chiesa».
1° luglio 1886
Dopo due anni di fervorosa attesa e di intensa preparazione spirituale, con il consenso dell’Arcivescovo rende sacramentale la prima Cappella delle «Case Avignone».
19 marzo 1887
Ingresso in Noviziato delle prime quattro ragazze ed inizio della Congregazione religiosa femminile.
1° luglio 1887
Istituzione della festa del Primo Luglio.
Ottobre 1887
Provvidenziale istituzionale della devozione
9 gennaio 1888
Muore la mamma di Padre Annibale, la signora Anna Toscano.
16 maggio 1897
Vestizione religiosa dei primi tre Fratelli Coadiutori e inizio della Congregazione religiosa maschile.
22 novembre 1897
Istituisce la Sacra Alleanza per promuovere tra i vescovi, i Sacerdoti e i Religiosi la preghiera per le vocazioni comandata da Gesù.
6 maggio 1900
Professione Religiosa ad Annum di Padre Annibale insieme con i religiosi della prima comunità maschile.
8 dicembre 1900
Istituisce la Pia Unione della Rogazione Evangelica del Cuore di Gesù, per diffondere tra i fedeli la preghiera per le vocazioni comandata da Gesù
14 settembre 1901
L’Arcivescovo di Messina, Mons. Letterìo D’Arrigo, approva i nomi definitivi delle due Congregazioni religiose del Di Francia: i Rogazionisti del Cuore di Gesù e le Figlie del Divino Zelo Del Cuore di Gesù
12 gennaio 1902
Inaugura l’Orfanotrofio femminile di Taormina (Messina), prima casa filiale.
20 aprile 1904
È ricevuto in udienza privata dal Santo Padre Pio X, che paternamente benedice le sue Opere e gli concede indulgenze per la Pia Unione della Rogazione Evangelica del Cuore di Gesù.
26 giugno 1908
Il disastroso terremoto di Messina causa tredici vittime nell’Istituto femminile del Di Francia.
4 aprile 1909
Inaugura ufficialmente l’Orfanotrofio femminile di Oria (Brindisi), nell’ex Monastero benedettino.
11 luglio 1909
Padre Annibale è ricevuto in udienza privata dal Papa San Pio X, il quale gli concede il permesso di poter inserire nelle Litanie dei Santi l’invocazione: Ut dignos ac sanctos operarios in messem tuam copiose mittere digneris, Te rogamus, audi nos.
28 settembre 1909
Apre l’Orfanotrofio maschile nell’ex Convento «San Pasquale» di Oria (Brindisi).
2 aprile 1910
Inaugura l’Orfanotrofio femminile di Trani (Bari) nel Palazzo Càrcano, donato generosamente dall’Arcivescovo Francesco Paolo Carrano.
1° luglio 1910
A Messina si inaugura la chiesa-baracca , dono del Papa San Pio X. Sulla facciata si legge: Rogate Dominun messis. È la prima chiesa dedicata alla preghiera per le vocazioni comandata da Gesù.
1° agosto 1911
Dall’Autorità Ecclesiastica gli viene affidata la Congregazione religiosa delle Figlie del Sacro Costato e quella dei Piccoli Fratelli del Santissimo Sacramento, fondate dal Servo di Dio Don Eustacchio Montemurro.
15 agosto 1916
Ad Altamura (Bari) si apre l’Orfanotrofio Antoniano Femminile per le orfane dei militari caduti in guerra.
26 aprile 1919
A Messina, nella notte tra il 26 ed il 27 aprile, un misterioso incendio distrugge la chiesa-baracca, che era stata donata a Padre Annibale dal Papa San Pio X.
8 aprile 1921
L’Arcivescovo di Messina, Mons. Letterìo D’Arrigo, benedice la prima pietra dell’erigendo Tempio del Rogate e Santuario di Sant’Antonio.
4 maggio 1921
Padre Annibale è ricevuto in udienza particolare dal Papa Benedetto XV, che si volle iscrivere quale «Socio» della Pia Unione della Rogazione, chiamandosi «Primo Rogazionista».
22 aprile 1923
Professione Perpetua di Padre Annibale, insieme con alcuni Religiosi Rogazionisti.
24 maggio 1925
Padre Annibale inaugura l’Orfanotrofio Maschile Infantile di Roma affidato alle Figlie del Divino Zelo.
6 agosto 1926
Monsignor Angelo Paino, Arcivescovo di Messina, con due Decreti distinti, approva le due Congregazioni Religiose del Di Francia.
1° giugno 1927
alle ore 6.30 P. Annibale muore santamente nella residenza di campagna in contrada Guardia (Messina).
4 giugno 1927
Apoteosi dei funerali di Padre Annibale per le vie della città di Messina. La partecipazione popolare è stata spontanea, immensa, commovente.
2 agosto 1934
Il Beato Don Luigi Orione, con un pressante telegramma inviato a Padre Francesco Vitale, insiste perché venga avviato subito il Processo per la Beatificazione e la Canonizzazione di Padre Annibale.
21 aprile 1945
Monsignor Angelo Paino apre il Processo Informativo Ordinario, relativo alla Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Di Francia.
8 marzo 1980
Mons. Ignazio Cannavò, Arcivescovo di Messina, apre il Processo Apostolico per la causa di Canonizzazione.
2 dicembre 1981
Presso il Vicariato di Roma il Cardinal Ugo Poletti apre il Processo Apostolico, per l’esame dei Testimoni residenti a Roma e dintorni.
13 ottobre 1987
Mons. José Alberto Lopes de Castro Pinto, Vescovo di Guaxupé (Brasile), apre il Processo sul presunto miracolo attribuito all’intercessione di Padre Annibale, e riguardante la prodigiosa guarigione della bambina Gleida Ferreira Danese.
11 giugno 1988
Il Papa Giovanni Paolo II, in visita pastorale a Messina, sosta in preghiera presso la tomba di Padre Annibale.
23 giugno 1989
Il Congresso Speciale, riunitosi presso la Congregazione delle Cause dei Santi, conclude la discussione sulle virtù eroiche di Padre Annibale col «Voto» unanime affermativo dei Consultori Teologi.
7 novembre 1989
Presso la Congregazione delle Cause dei Santi i Cardinali ed i Vescovi riuniti in Congresso Ordinario, dopo la Relazione del Cardinale Eduardo Francesco Pironio, esprimono unanime parere affermativo, in merito all’esercizio eroico delle virtù del Servo di Dio Annibale Maria Di Francia.
21 dicembre 1989
Alla presenza del Papa Giovanni Paolo II viene promulgato il Decreto relativo alle virtù eroiche di Padre Annibale, che da questo momento è dichiarato Venerabile.
1° giugno 1990
A Messina, nel Tempio della Rogazione Evangelica del Cuore di Gesù e Santuario di Sant’Antonio, ha luogo la esumazione e ricognizione della salma del Venerabile Padre Annibale. Il suo corpo è mirabilmente incorrotto.
30 giugno 1990
Presso la Congregazione delle Cause dei Santi si riunisce la Consulta Medica, presieduta dal Professore Raffaello Cortesini. Dopo la discussione, con parere unanime favorevole, dichiara scientificamente inspiegabile la guarigione della bambina brasiliana Gleida Danese.
14 luglio 1990
Il Congresso Speciale dei Consultori Teologici, riunito presso la Congregazione delle Cause dei Santi, dopo il risultato della Consulta Medica, esprime parere unanime favorevole e definisce miracolosa la guarigione di Gleida Danese, attribuita alla intercessione di Padre Annibale.
27 luglio 1990
Presso la Congregazione delle Cause dei Santi i Cardinali e i Vescovi riuniti in Congresso Ordinario, dopo la Relazione del Cardinale Eduardo Francesco Pironio, esprimono unanime parere affermativo in merito al miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile Padre Annibale.
12 settembre 1990
Promulgazione del Decreto relativo al miracolo attribuito alla intercessione di Padre Annibale.
7 ottobre 1990
A Roma, sul sagrato della Basilica di San Pietro, il Papa Giovanni Paolo II lo proclamava «Beato».
23 agosto 2000
A Iloilo (Filippine) si apre l’Inchiesta Diocesana sulla presunta guarigione miracolosa della bambina Charisse Nicole Diaz, attribuita alla intercessione del Beato Padre Annibale.
STORIA DEL CONVENTO
Il quinto convento, in ordine di tempo, ad essere fondato a Taormina fu quello dei frati Minori Cappuccini, Ordine religioso di derivazione francescana, istituito nel 1525 dal Beato Frate Matteo da Bascio (1495 -1552), Frazione del Comune di Scavolino presso Urbino, approvato dal papa Clemente VII con la Bolla “Religionis Zelus” del 3 luglio 1528.
I monaci dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini vennero a Taormina l’anno 1559 e costruirono il loro piccolo convento fuori le mura, nella parte settentrionale della città che guarda verso Messina, presso l’antica chiesa di S. Caterina Alessandria.
Quindi, quella che oggi chiamiamo impropriamente chiesa di S. Antonio, in quanto è tenuta dalle Suore Antoniane “Figlie del Divin Zelo”, fondate dal beato Canonico Annibale Maria Di Francia, era in origine la chiesa di S. Caterina Alessandria.
Questo convento dei frati Cappuccini di Taormina, all’inizio era una costruzione modesta a pianterreno, forse costituita di poche celle e con la chiesetta accanto, in basso intitolata a S. Giuseppe, e di cui ancora oggi si vede la facciata con la croce in cima.
Questa facciata dell’antica prima chiesetta del convento, si trova nella Via del Vecchio Macello, e su di essa è inciso un orologio solare con il perno in metallo che proiettava l’ombra del sole sulle linee rette, all’estremità bassa di ognuna delle quali sono segnate le ore 9-10-11-12-13-14-15-18, essendo le ore 16-17 scomparse, perché l’intonaco del muro è scrostato in corrispondenza.
La chiesa di S. Caterina Alessandria, risalente al 1400 e che preesisteva, accanto alla quale nel 1551 fu costruito il convento dei Cappuccini, nell’anno 1610, il giorno 27 di Aprile, fu dai suoi Rettori e Confrati, con il consenso dell’Arcivescovo di Messina, lo spagnolo Pietro Ruiz de Valdeviesco, che allora si trovava in visita pastorale a Taormina, venduta ai Padri Cappuccini, che stavano ingrandendo il convento, al prezzo di 2.000 fiorini; la qual somma promisero di pagare i nobili e pii cittadini Nìcolò Mancuso, Barone di Fiumefreddo, di S. Basilio e di Càreaci, Fabrizio Mancuso, Giuseppe Corvaja, Arcangelo Zumbo e Giuseppe di Agosta, ad effetto di fabbricarsi una nuova chiesa sotto il titolo di S. Caterina dentro le mura, come dice Mons. Giovanni Di Giovanni.
Quindi, l’attuale chiesa di S. Caterina, che è accanto al Palazzo Corvaja, fu costruita in seguito a questa vendita ai frati Cappuccini della prima chiesa intitolata alla Santa di Alessandria.
Dopo 18 anni dalla fondazione a Messina del primo convento dei Cappuccini in Sicilia, i Taorminesi ottennero con il consenso dell’Arcivescovo di Messina, Giovanni Andrea Mercurio, che fu Vescovo dal 1550 al 1560, di avere il convento dei Cappuccini nell’anno 1551.
Di ciò fa fede la relazione inviata alla Santa Sede dal Padre Priore del convento Giovanni Maria di Alì, fatta nel 1650, cioè un secolo dopo, il cui testo è il seguente: “Relazione del luogo dei Frati Minori Cappuccini della città di Taormina. Il convento dei Frati Minori Cappuccini della città di Taormina, nella Provincia di Messina, situato fuori le mura di detta città, Diocesi di Messina, distante circa cento passi da detta città, fu fondato l’anno 1551, col consenso dell’Ordinario diocesano, ad istanza di quei popoli, e con le loro elemosine fabricato, et eretto secondo la povera forma cappuccina, con celle numero ventinove.
Ha la chiesa il titolo et invocazione di S. Gioseffo.
Il detto convento, oltre l’horto contiguo, ch’è della Sedia Apostolica, come pure il medesimo luogo, non possiede entrate.
Vi habitano di fameglia frati numero 12, cioè :
(Sacerdoti)
Guardiano: P.re fra Giò Maria d’Alì, Predicatore;
2° R.P. Giuseppe da Taormina, Predicatore;
3° P.re frat’Antonio da Taormina, Predicatore;
4° P. f Anselmo da Catania, Predicatore;
5° p• f. Giovanni da Messina, Predicatore;
6° P. F. Bonaventura da Guidomandri, sacerdote
7° fra Benigno da Tremisteri, Chierico;
(Frati laici)
8° Fra Benedetto da Calledoro;
9° Fra Francesco da Taormina;
10°0 Fra Gio Maria da Venetico;
11° Fra Pietro da Bordonaro;
12° Fra Callisto dalla Limina.
Li quali si sostentano con le elemosine somministrate dalla pietà de’ popoli; e gli infermi si curano nel medesimo convento, e vi possono stare più frati di quelli che vi stanno, se ci fossero posti.
Non ha il detto convento alcun peso.
Non ha debiti di sorta alcuna.
Noi infrascritti – Taormina a di 26 febbraio 1650. Io fra Giò Maria d’Ali, Guardiano, confermo q.to di s.a. (quanto di sopra affermato).
Io fra Giuseppe da Taormina, Sacerdote cappuccino, deputato, confirmo ut sopra. Io frat’Antonio da Taormina, Sacerdote cap.no (cappuccino), deputato, confirmo ut supra. Sigillum: Imago S. Joseph, Sponsi B.M.V. – Inscriptio…. Locu di Taormina”.
Poiché c’è una discrepanza circa la data di fondazione del convento dei Cappuccini a Taormina fra questa relazione redatta dai frati del convento e quanto afferma Mons. Giovanni Di Giovanni nella sua “Storia Ecclesiastica di Taormina , bisogna pensare che il Di Giovanni, vissuto dal 1699 al 1753, non conobbe questa relazione che fa fede circa la vera data di fondazione; infatti egli scrive: “La famiglia de’ Cappuccini venne circa l’anno 1559 in Taormina”; quel circa da lui usato, sta a dimostrare che egli non aveva la certezza della data, perché non conobbe la relazione che i frati redassero ed inviarono alla Santa Sede il 26 febbraio 1650, cioè 49 anni prima che l’illustre storico taorminese venisse al mondo.
I fratyi cappuccini condussero anche l’acqua per i bisogni sia del convento, che del popolo di quella contrada: questo acquedotto fu detto perciò “l’acqua dei Cappuccini”, la quale proveniva da due sorgenti diverse, e cioè quella di Baccaraocchi e quella di Arancio.
Queste sorgenti forniscono ancora l’acqua alla Fontana dei Cappuccini, situata accanto all’Arco di Via Cappuccini, cioè la seconda Porta che si apriva nella terza cinta muraria a nord.
I frati Cappuccini avevano costruito anche un abbeveratoio per le bestie da soma, cioè cavalli, muli e asini, accanto alla chiesa del convento, che in seguito fu tolto perché la gente vi faceva molti schiamazzi li intorno, disturbando le funzioni religiose e la quiete dei fràtì.
Come disponevano le Regole dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, il convento aveva anche una grande biblioteca, fornita di opere interessanti e molto accresciuta di volumi col passar del tempo.
Padre Giustino da Patti dice che essa era tanto celebre,che veniva visitata da quasi tutti i dotti che venivano a Taormina per ragioni di studio.
Con la Legge sulla soppressione degli Ordini religiosi e confisca dei loro beni, emanata nel luglio 1866, il Comune di Taormina fece richiesta perché la biblioteca del convento dei Cappuccini, come pure quella del convento di s. Domenico, gli fossero attribuite, al fine di metterle a disposizione del pubblico.
In un primo tempo i libri furono lasciati nel convento dei Cappuccini, in custodia del Rev. Padre Agostiniano don Emilio Strazzeri, autore del libro “Uomini illustri di Taormina”; poi vennero trasferiti nell’ex-chiesa di S. Giovanni dei Cavalieri di Malta, ora Camera degli ex-Combattenti e Reduci.
Da qui, finalmente, sono stati sistemati nell’attuale Biblioteca Comunale, ex-chiesa di S. Agostino.
Naturalmente, in seguito a tutti questi trasferimenti, molti testi preziosi della Biblioteca del Convento dei Cappuccini andarono dispersi e distrutti.
Il Cav. Giacinto Corvaja mi ha detto che durante il trasporto dei libri dai Cappuccini alla Camera dei Combattenti e Reduci, a cui lui collaborò da ragazzo, dato che suo padre era il custode del convento, molti libri servirono per fare fuoco nelle case dei Taorminesi poveri.
Possiamo dire che la legge sulla soppressione degli Ordini religiosi e relativo esproprio dei loro beni fu una calamità nazionale, perché, a causa di essa, molte opere d’arte e molta cultura, che erano custodite nei conventi e nelle loro chiese, andarono disperse e distrutte.
Per ironia della sorte, quasi per una Némesi storica, dopo 67 anni dall’incameramento della Biblioteca dei Cappuccini da parte del Comune, il Comune di Taormina nel 1933 affidò l’ordinamento della Biblioteca Comunale proprio a un frate Cappuccino; il Lettore Padre Giustino da Patti, che era stato allievo del Prof. Gaetano Rizzo nel Ginnasio di Patti, dato che Padre Giustino risiedeva allora nel convento dei Cappuccini di Villagonia, che era sorto nel 1915.
Questa la lettera con cui il Comune di Taormina gli affidava l’incarico: Comune di Taormina, Protocollo n. 2792; al Rev. Padre Giustino da Patti, Cappuccino; ci è gradito comunicarLe che con odierno provvedimento ho nominato V.S. (vostra signoria) Componente della Commissione Amministrativa della Biblioteca Comunale.
Le sarò grato se vorrà gradire l’incarico, dando all’Istituzione la Sua preziosa, intelligente cooperazione. Taormina, 01 giugno 1933 – il Commissario Prefettizio, Comm. Angelo De Feo.
Passando ora a descrivere l’antica chiesa di S. Caterina Alessandrina, che i frati Cappuccini ribattezzarono intitolandola a S. Giuseppe, la cosa più bella di essa è la facciata principale, in cui si apre un bellissimo portale ogivo, i cui stipiti sono in pietra di Taormina, e il cui architrave con mensole di raccordo, di cui una è spezzata, è in marmo rosso di Taormina. Sopra l’architrave c’è l’arco ogivo molto ornato, e ai lati degli stipiti ci sono due colonnine a tortiglione, e tutto il portale è incorniciato da una decorazione di nera pomice lavica, secondo lo stile tradizionale tauromenitano.
Questo portale è architettonicamente simile a quello della chiesa di S. Antonio Abate, e a quello della facciata est del Duomo, tanto da sembrare gemelli.
Il portale della chiesa dei Cappuccini è sovrastato da una finestra rettangolare, sopra la quale un piccolo rosone decora la facciata.
Lo spigolo est della facciata è ornato da tre mensole traforate sovrapposte l’una all’altra a distanza simmetrica.
Alla destra del portale, nel muro della facciata c’è un altro orologio solare o Meridiana, che porta la data 1837 e col perno metallico per proiettare l’ombra del sole sulle linee rette, alla base delle quali sono segnate le ore 15-16-17-18-19-20-21-22; in cima alla retta verticale centrale c’è impressa la lettera M, che indica il Meridie, cioè il mezzogiorno.
Nella facciata est della chiesa c e un altro bel portale che è stato murato nel 1766, come testimonia la data incisa sull’intonaco; questo portale murato ha gli stipiti e l’architrave interni in pietra di Taormina, mentre gli stipiti esterni, che imitano colonne con capitelli di stile corinzio, cioè sono delle finte colonne, e l’architrave relativo sono in marmo rosso di Taormina.
L’altissimo campanile, che svetta alto due volte l’altezza della chiesa, fu costruito nel 1932; in origine la chiesa aveva un minuscolo campanile incorporato sul lato sinistro della facciata. Il moderno campanile, che sembra più che una torre campanaria, una torre di difesa, mostra in alto 4 trìfore sui 4 lati, in corrispondenza delle campane, e le trìfore sono sovrastate da una merlatura, in ragione di 5 merli per ognuno dei 4 lati cioè un totale di 16 merli.
Sotto la merlatura corre una decorazione fatta di archetti incorniciati con nera pomice lavica, in ragione di 6 per ognuno dei 4 lati, per un totale di 24 archetti.
Sotto le trifore corre un fregio fatto con cerchi aperti bianchi con un punto al centro, che cinge i 4 lati della torre campanaria, e sotto il fregio c’è un’altra serie di archetti, in ragione di tre per lato.
Infine, la parte mediana del campanile è decorata con 4 piccole feritoie per ogni lato, poste in posizione alternata.
Le suore antoniane “Figlie del divino zelo , Ordine religioso fondato dal beato Canonico Annibale Maria Di Francia, per la formazione spirituale e intellettuale delle giovani e delle orfanelle, presero possesso dell’ex-convento dei Cappuccini il 12 gennaio 1902, e da allora soprintendono all’Orfanotrofio Antoniano femminile.
Il frate dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, Padre Agostino da Giardini, nel suo volume “I Frati Minori Cappuccini in Taormina e Giardini, narra in modo esauriente la storia lei Cappuccini e dei loro due conventi situati entrambi nel territorio di Taormina, anche se egli parla di Giardini, dato che il secondo convento cappuccino, sorto nel 1915 ed ancora esistente, sorse a Villagonia, che è una Frazione di Taormina, presso la Stazione delle Ferrovie dello Stato.
Padre Agostino è morto prematuramente nel 1977 a Lipari, dov’era parrroco della chiesa di s. Maria di Porto Salvo.
Le Suore Antoniane “Figlie del divino Zelo”, hanno creato un asilo infantile per 50 bambini e le scuole medie per le 40 orfanelle che vivono nel loro Orfanotrofio femminile.
L’ex-convento dei Cappuccini, come pure l’ex-convento dei Minori Osservanti entrambi francescani, tramite i due Ordini di Suore, cioè “Le Figlie del divino zelo” e “Le Francescane Missionarie Maria ”, continuano ad assolvere il loro compito originario che fu quello di rifugio dei derelitti, di ricovero per gli ammalati, di educazione e di istruzione, e non ultimo di preghiera e di meditazione.
Lo spirito francescano produce ancora frutti copiosi pur dopo 7 secoli e mezzo, essendo S. Francesco d’Assisi, morto nel 1226.
Il piano terra dell’ex-convento dei Frati Minori Cappuccini fu per molti anni adibito a Carcere Mandamentale, e tale destinazione durò fino al 1950, quando le soure Antoniane ristrutturarono tutto il complesso monastico, creando gli istituti scolastici sopra menzionati.
Mons. Giovanni Di Giovanni, parlando dei Frati Cappuccini, dice ancora: “Del resto la città di Taormina assegnò al suo Convento de’ Cappuccini la limosina (elemosina) annuale di cento fiorini, in virtù di un pubblico Consiglio, come il dicono, fatto il giorno 24 Luglio 1692 (cioè, 141 anni dopo la fondazione) e confermato dal Duca di Reda, Viceré di Sicilia. Molti personaggi illustri fiorirono in questo Convento, fra i quali degni di speciale elogio si reputano P. Bonaventura Arcidiacono, P. Giuseppe Cariddi, P. Antonio Luca, e P. Antonio Cuscona, nobile decoro della patria, della famiglia e dell’Ordine”.
L’interno della chiesa ha conservato lo stile semplice delle costruzioni cappuccine.
Nel lato destro, fino al 1964 vi erano 3 altari minori. di cui il primo, che era dedicato a Santa Maria Maddalena, venne demolito per dar posto ad un confessionale, ed è rimasto un quadro, pittura ad olio, di autore ignoto, raffigurante la santa ex-peccatrice.
Il secondo altare è intitolato a Sant’Antonio da Padova ed accoglie la statua del santo; fra il confessionale e l’altare del santo portoghese, c’è nel muro la tomba di Filippo Sigismondo Lib. Barone de Weittershausen, capitano dell’esercito tedesco, morto nella battaglia di Francavilla di Sicilia, combattuta nel giugno 1719 fra spagnoli e tedeschi per il possesso dell’isola.
Il terzo altare è dedicato alla Madonna, e in un quadro ad olio di autore ignoto, sono rappresentati la Vergine Maria col Bambino Gesù, e inginocchiato davanti a loro c’è S. Felice da Cantalice (Aquila) che stringe al petto dei candidi gigli, mentre in alto aleggiano degli angeli sorridenti.
A destra dell’altare maggiore c’è un piccolo pulpito ligneo a cui si accede per una scaletta incassata nel muro.
L’altare maggiore è di legno ed è sovrastato da un grande quadro ad olio, in cui sono dipinti, in alto, la Madonna col Bambino Gesù, che hanno a destra Sant’Anna e a sinistra S. Giuseppe; sotto aleggiano due angeli, di cui quello a sinistra offre al Bambino Gesù la città di Taormina; ancora sotto sono raffigurati S. Caterina d’Alessandria, accanto alla ruota con cui fu suppliziata, e S. Pancrazio, Patrono di Taormina, vestito con i paramenti vescovili, sul lato sinistro, mentre a destra vi sono S. Francesco d’Assisi genuflesso ed il suo amico prediletto S. Domenico in piedi.
Questo quadro fu dipinto dal frate cappuccino Padre Umile da Messina intorno al 1646, il quale rappresentò
S. Pancrazio sotto le sembianze del Padre Bonaventura Arcidiacono da Taormina, che per 5 volte fu Ministro Provinciale dei Cappuccini e che mori nel 1646.
Ai lati di questo grande quadro sull’altare maggiore vi sono, a destra, il quadro raffigurante Santa Chiara d’Assisi, e a sinistra quello di S. Antonio da Padova.
Il Tabernacolo dell’altare maggiore porta la data 1780, incisa sulla porticina, e accanto a questo altare c’è una tomba con questa epigrafe: “Qui giace Giovanni Zuccaro Calanna, nato il 22 gennaio 1805 e morto il 30 ottobre 1864”.
La chiesa dei Cappuccini è ad una sola navata, ma nel lato sinistro si aprono tre cappelle intercomunicanti, che formano come una seconda nave minore.
La prima cappella custodisce sopra l’altare un Crocifisso, a cui fa da sfondo un dipinto con la Vergine Addolorata ed il discepolo prediletto S. Giovanni evangelista; in alto sono raffigurati i misteri dolorosi: l’orazione di Gesù nell’orto di Getsemani, la flagellazione, la coronazione di spine, la salita al Calvario, mentre il quinto mistero è rappresentato dal Crocifisso miracoloso.
Si racconta, infatti, che nel 1780 ci fu una terribile eruzione dell’Etna, con scosse telluriche ed una grande siccità, per cui questo Crocifisso fu portato in processione penitenziale, con generale concorso del popolo, del clero e dei magistrati.
Partita dai Cappuccini, la processione giunse davanti al monastero delle Suore Penitenziali Canosiane di S. Maria di Valverde, in piazza Badia, da dove, dopo prediche e preghiere, ritornò al luogo di partenza.
Il rito ottenne la grazia invocata e l’Etna si placò, e la pioggia cadde copiosa per più giorni, ponendo fine alla grave siccità che aveva colpito anche Taormina.
Gli anziani del popolo dissero allora che anche durante l’eruzione del 1693 il vulcano si era placato dopo una processione penitenziale con lo stesso miracoloso Crocifisso.
Nel pavimento di questa prima cappella c’è un ossario comune, la cui botola non reca alcuna iscrizione.
Sopra la porticina di comunicazione fra la prima e la seconda cappella c’è un quadro che raffigura tre frati cappuccini, due dei quali sono i beati Agatangelo da Vendome e Cassiano da Nantes, francesi, che furono martirizzati in Africa il 7 agosto 1638.
Nella seconda cappella c’è un altare di legno dedicato al Bambino di Praga, mentre prima era intitolato alla Vergine Bambina; pure in questa cappella c’è nel pavimento un ossario comune, sulla cui apertura c’è incisa la data 1596, e quindi siamo a 45 anni dopo la venuta dei Cappuccini.
C’è pure una tomba, la cui lapide reca questa iscrizione: “Sebastiano Melita, nato a Gallodoro nel 1810 e morto a Letojanni il 3 maggio 1881 “.
La terza cappella è intitolata a S. Lorenzo martire, e nel quadro posto sopra l’altare è rappresentato il santo che ridà la vista ad un cieco, mentre tutt’intorno c’è questa iscrizione
“B. Laurentius caecos illuminavit et thesauros Ecclesiae dedit pauperibus” cioè il Beato Lorenzo diede la vista ai ciechi e distribuì ai poveri i beni della Chiesa.
In cima all’arco a tutto sesto che sovrasta l’altar maggiore c’è questa invocazione: “Rogate ergo Dominum missis”, cioè, ordunque pregate Dio con le messe.
Entrati in chiesa, sopra il portale c’è il soppalco in cui è alloggiato l’armonium e in cui prende posto il Coro durante il pontificale con messa solenne, e al quale si accede attraverso una scala a chiocciola di ferro posta a sinistra, mentre a destra entrando c’è infissa nel muro una piccola acquasantiera di marmo rosso di Taormina.
Dal centro del soffitto ad intonaco scende un bel lampadario di vetro di Murano.
La segrestia della chiesa è situata dietro l’altar maggiore e si accede ad essa attraverso una porticina a sinistra dell’altare.
La lapide della tomba del capitano tedesco, che è sovrastata dal suo stemma baronale, è epigrafata in latino ed il testo è il seguente: “Hic iaeet Ill. D. Philippus Sigismundus Lib. Baro de Wettershausen, Capitaneus cx ìnelyto regimine pedest. Com.tis de Diesbach Gràlis ad servitia sac.ae Caes.regiaeqe MTTIS. Obyit ex vulnere accepto die 16 Xbr : Ad: 1719. Requiescat in pace”, cioè, qui giace l’illustre don Filippo Sigismondo Lib, Barone di Wettershausen, capitano nel nobile esercito del generale de Diesbach al servizio delle sacre regie milizie dell’imperatore.
Mori per le ferite nportate il 16 dicembre dell’anno 1719. Possa riposare in pace.
Orari delle Celebrazioni
Orari SS. Messe |
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Giorni feriali |
Sabato e pre-festivi |
Domenica e Festivi |
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Mattino |
07.15 | 07.15 | 08.15 |
Pomeriggio |
1° venerdi del mese ore 18.00 | ||
dal 04 al 12 novena di S.Antonio da Padova | ore18.00 Rosario e S.Messa con attività varie (secondo programma)ore18.00 Rosario e S.Messa con attività varie (secondo programma) | ore 08.00 / 09.00 / 10.00 / 11.00 / 18.00 SS.Messe e processione del Santo |