Santa Caterina

Orario di apertura: dalle ore 9.00 alle ore 20.00
info: 333.8915631 – 0942.23486

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Orari SS. Messe

16 luglio: N.S. del Carmelo ore 18.30 S.Rosario – ore 19.00 S.Messa25 novembre: S.Caterina d’Alessandria ore 17.30 S.Rosario – ore 18.00 S.Messa

CELEBRAZIONI DI MATRIMONIO

Le date e gli orari vengono concordati con il Parroco

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Santa Caterina

LA STORIA

Circa la costruzione della chiesa di S. Caterina d’Alessandria, Mons. Giovanni Di Giovanni, nella sua “Storia ecclesiastica di Taormina”, ci racconta che: “la famiglia dei Cappuccini venne a Taormina circa l’anno 1559 (1551) ; costruì da principio il suo piccolo convento fuori le mura, nella parte settentrionale che guarda Messina, presso l’antica chiesa di S. Caterina; ma questa poi, l’anno 1610, il giorno 27 di aprile, fu dai suoi Rettori e Confrati, con il consenso di S.E. Pietro Ruiz, arcivescovo di Messina, che allora si trovava in Taormina in corso di visita pastorale, venduta ai medesimi Padri, intenti ad ingrandire il convento, al prezzo di 2.000 fiorini, la qual som­ma promisero di pagare i nobili e pii cittadini Nicolò Mancuso, Barone di Fiumefreddo, di S. Basilio e di Càrcaci, Fabrizio Mancuso, Giuseppe Corvaja, Arcangelo Zumbo e Giuseppe di Agosta, ad effetto di fabbricarsi una nuova chiesa, sotto il titolo di S. Caterina, dentro le mura”.
Dunque, per testimonianza del nostro grande storico Mons. Di Giovanni, sappiamo che prima dell’attuale chiesa di S. Caterina d’Alessandria, esisteva un’altra chiesa di S. Caterina fuori le mura, cioè l’attuale chiesa dei Cappuccini, tenuta ora dalle Suore Antoniane “Figlie del Divino Zelo”, Ordine fondato dal Canonico Annibale Maria di Francia, le quali, oltre all’Orfanotrofio femmi­nile, gestiscono un asilo infantile.
Quando i Frati Cappuc­cini comprarono l’antica chiesa di S. Caterina d’Alessandria, i nobili cittadini Taorminesi citati si impegnarono a pagare per i Fraticelli i 2.000 fiorini del prezzo di vendita, a condizione di costruirsi una nuova chiesa da intitolare a S. Caterina d’Alessandria e situata dentro le mura della città.
Circa la fondazione della nuova chiesa di S. Caterina d’Alessandria , la data certa della sua costruzione non ci è nota; sappiamo che nel 1610 avvenne la vendita dell’antica chiesa di S. Caterina, fuori le mura, ai Frati Cappuccini e che quei nobili Taorminesi si impegnarono a pagare i 2.000 fiorini per conto dei Frati, con la condizione di erigere una nuova chiesa intitolata a S. Caterina entro le mura.
Si può arguire che la fabbrica sia iniziata subito dopo questo contratto di compravendita, ma non sappiamo quando fu iniziata la costruzione e quando fu terminata; come data indicativa abbiamo quella che è scolpita sulla lapide dell’ossario che c’era sul pavimento e che dopo il restauro è stata sistemata nel muro accanto alla scala d’accesso alla cripta della chiesa e che è il 1663.
Sulla lapide c’è questa iscrizione in latino: “Sit nomen numen divae, et coluisse paretis, omen ut hic cineres, astra petantaiae”, che traduciamo: “Sia il nome della santa potenza divina e sia l’avere onorato i genitori l’augurio affinché queste anime vadano in cielo”. Il 1663 indica certo la data della posa di questa lapide e non quella della costruzione della chiesa, dato che dal 1610 al 1663 corrono ben 53 anni, che sono troppi per edificare una piccola chiesa come la nostra. Per cui possiamo affermare che la nuova chiesa di S. Caterina d’Alessandria fu costruita nella prima metà del 1600, a partire dal 1610, che è la nostra data certa.
La fontanella in marmo rosso di Taormina che c’è nella Sagrestia, porta in cima all’arco della nicchia questa dedica: “Reparatae, Salutis Anno 1787”, cioè, restaurata nell’anno della Salvazione 1787.
Nella chiesa c’è una statua in marmo di S. Caterina d’Alessandria che alla base porta la data MCCCCLXXXXIII (1493); la statua è piccola e tozza, e rappresenta la Santa che tiene nella mano destra la palma del martirio e nella sinistra un libro aperto, che indica la sua condizione di nobildonna colta e profonda in filosofia. Oltre che la palma, la sua destra tiene la spada con cui uccide un essere demoniaco che, supino ai suoi piedi, cerca di allontanare dalla sua gola la lama della spada; certo questo dèmone rappresenta i suoi persecutori, su cui la Santa ha trionfato dando testimonianza della sua fede cristiana.
E’ chiaro che questa statua si doveva trovare prima nell’anti­ca chiesa di S. Caterina che fu ceduta ai Cappuccini, e poi fu portata nella nuova chiesa.
La Statua porta la data del 1493.
Un’altra statua della Santa è posta all’esterno sulla facciata, sopra il portale, in una nicchia con ai lati due angioletti sdraiati lateralmente sopra i monconi del frontone spezzato che sovrasta il portale: questa seconda statua di S. Caterina d’Alessandria, rappresentata come l’altra con la spada nella mano destra e la palma del martirio nella sinistra, e con in più una corona in testa, è attribuita allo scultore Paolo Greco che la fece nel 1705. Lo stile architettonico della chiesa è chiaramente barocco, data l’epoca in cui fu costruita, cioè il 600, in cui nacque e si affermò questo stile.
Un bel portale fatto con marmo rosa di Taormina, sia negli stipiti che nell’architrave, si apre nella facciata, ed è ornato ai lati da due colonne con alte basi e capitelli di stile corinzio che sostengono un frontone spezzato, anche questi in marmo rosa di Taormina. Sopra il portale c’è la statua della Santa Alessandrina con i due angioletti ai lati, e ancora più in alto si apre una finestra molto elaborata, i cui stipiti sono decorati da due cariatidi poste in cima ad essi, mentre l’architrave riproduce il frontone di un tempio greco; è questo un altro motivo di ispirazione derivante dall’esistenza in loco del tempio greco, che pensiamo fosse dedicato ad Afrodite (Venere), a causa delle conchiglie che ornano la facciata della Sagrestia.
Un mini campanile, incorporato nella facciata, decora lo spigolo alto a sinistra di essa e mostra una sola campana.
A sinistra del portale principale si apre la porta della sagrestia, la cui bassa facciata è decorata da due finestrelle-oblò ornate da conchiglie marine, mentre altre due conchiglie arricchiscono l’architrave della porta.
In alto, questa bassa facciata della Sagrestia mostra un pannello a bassorilievo raffigurante due figure sotto una croce, ed il bassorilievo è rovinato dal tempo, per cui non si capisce il significato della rappresentazione.
Tutte le aperture di questa facciata, come pure il bassorilievo, sono realizzate in pietra di Siracusa, che è una dolce pietra calcarea di color paglino che. che con l’andar del tempo si deteriora sotto l’azione degli agenti atmosferici.
Sembra che la Sagrestia sia anteriore, come costruzione, alla chiesa dì S. Caterina d’Alessandria, e che risalga al 500; forse, in origine, essa era una cappella se stante, e poi diventò la Sagrestia della nuova chiesa.
Come abbiamo detto, basandoci sulle conchiglie che decorano la facciata della Sagrestia, essendo esse un simbolo di Venere, l’Afrodite Anadiomene dei Greci, cioè che nasce dalla spuma del mare, pensiamo che il tempio greco che c’era dove fu costruita la chiesa, era dedicato a ‘Venere, e la supposizione e seducente, dato che Venere era la dea della Bellezza e non c’era posto migliore dell’Agorà per edificarle un tempio, cioè il cuore della città, e di una città bella come Taormina.
Come abbiamo avuto modo il dire , la chiesa di S. Caterina d’Alessandria dentro le mura fu costruita addosso ai ruderi del Teatrino Romano (Odeon), di cui distrusse parte dell’orchestra e la scena, che era costituita del colonnato del preesistente tempio greco forse dedicato ad Afrodite.
L’interno della chiesa è ad una sola navata, con soffitto a capriata di travi di legno.
L’altare maggiore ha la parte fatto coi policromi marmi di Taormina, mentre quella superiore è in legno intarsiato e pitturato, secondo la tradizione delle “Pale d’Altare”, raffiguranti Madonne e Santi, ed è originale del 600.
A destra e a sinistra dell’altare maggiore ci sono due altari minori, ognuno dei quali è adornato da due colonne a tortiglione di gesso, che ripetono il motivo del frontone spezzato del portale principale e che mostrano in cima ad ognuna un angioletto in posizione inneg­giante.
Anche l’altar maggiore è decorato da due colonne a tortiglione di ges­so che recano in cima i soliti angioletti, che costituiscono uno dei motivi de­corativi dell’architettura di questa chiesa barocca.
Quattro grandi quadri ad olio decorano i due altari minori e le due pareti laterali. Al di sotto del portale principale c’è una bella cripta che è stata messa in luce durante il recente restauro, in cui anticamente venivano sepolti e conservati come mummie i cadaveri di persone importanti, mentre un grande ossario fungeva da tomba comune sotto il pavimento della chiesa.
Il restauro ha messo in luce nel lato destro della chiesa e sotto il pavimento, ruderi di muri e di acciottolato di epoca greco-romana, che sono stati lasciati in vista, recintati da una bassa ringhiera in ferro battuto, accanto alla quale è stata collocata su uno spezzone di colonna l’antica statua della Santa Alessandrina, datata 1493 e proveniente dalla prima chiesa di
S. Caterina, diventata la chiesa dei Cappuccini.
A proposito della statua della Santa collocata nella nicchia al centro del prospetto e sopra il portale possiamo assicurare che essa e opera di Paolo Greco, come si legge nella sua base, in cui c’è questa iscrizione: “Paulus Greco sculpì anno DNI 1705”. cioè, Paolo Greco scolpi nell’anno del Signore 1705. Come si vede, in questa frase c’è una concessione alla lingua volgare italiana nel verbo “sculpi”, e anche in questa statua come nell’antica, la Santa Alessandrina è rappresentata nell’atto di uccidere con la spada un essere demoniaco supino ai suoi piedi e che rappresenta i suoi persecutori.
Tornando alla prima statua deI 1493 aggiungiamo che essa sta sopra una ruota dentata e che nel suo plinto (piedistallo) sono rap­presentate scene del martirio di S. Caterina, in cui si vede la Santa posta fra due ruote e due carnefici, e da questa ripetizione della figura della ruota si deduce che il supplizio a cui la Santa fu sottoposta fu quello dello stritolamento fra due ruote dentate e fatte girare l’una contro l’altra e con la Santa legata ad una di esse. Nel plinto dell’antica statua c’è anche una scena di fustigazione, ci sono due teste di Serafini e c’è lo stemma di Taormina.
Infine, diciamo che la chiesa di S. Caterina è illuminata all’interno da tre grandi lampadari di cristallo, di cui uno enorme al centro e due più piccoli nei due bracci del transetto, cioè il braccio orizzontale della pianta a croce latina che costituisce l’architettura della chiesa.