San Giuseppe

Chiesa di San Giuseppe – Istituto dei Padri Salesiani

Orario di apertura: dalle ore 9.00 alle ore 20.00

 

Orari SS. Messe

Giorni feriali

Sabato e pre-festivi

Domenica e Festivi

Mattino

ore 07.30 / ore 10,00 / ore 12,00

Pomeriggio

17.30 (ora solare)
18.00 (ora legale)
17.30 (ora solare)
18.00 (ora legale)
17.30 (ora solare)
18.00 (ora legale)

CELEBRAZIONI DI MATRIMONIO

Giorni feriali

Sabato e pre-festivi

Domenica e Festivi

Mattino

ore 10,30 / ore 11,00 max  ore 10,30 / ore 11,30 max divieto disposto dal C.E.SI

Pomeriggio

18.00 (ora solare)
18.30 (ora legale)
18.00 (ora solare)
18.30 (ora legale)
divieto disposto dal C.E.SI

LA STORIA

La chiesa di San Giuseppe troneggia maestosa in piazza IX Aprile, accanto alla torre dell’orologio, in cui si apriva la porta della terza cinta muraria ancora esistente. La chiesa, costruita nella seconda metà del 1600, è di chiaro stile barocco, e la cosa più bella di essa è rappresentata dalla sua facciata, che domina la piazza antistante.
Una maestosa scala a doppia a doppia rampa immette sul Sagrato della chiesa, e sia le scale che il pianerottolo antistante la chiesa sono recintati con una magnifica balaustra in pietra di Siracusa lavorata. Questa è l’unica scala monumentale a doppia rampa che si ammira a Taormina, ed essa, assieme alla facciata della chiesa crea una scenografia di piena epoca barocca che fa rivivere il passato.
La facciata, a doppio spiovente secondo lo stile barocco, presenta un grande portale centrale che immette nella chiesa, e due piccoli portali laterali, di cui quello di destra immette nella Sagrestia e quello di sinistra immette in un locale ricreativo che spesso viene usato per mostre di pittura.
I sei vasi artistici con piante di agave decorano la balaustra sul Sagrato della chiesa.
Il monumentale portale principale è fatto con marmi di Taormina di diversa varietà, bianco negli stipiti ed architrave, grigio e rosa nelle altri parti decorative; ai lati ci sono due colonne con capitelli di stile jonico, poggianti su alte basi come quelle del portale principale della Basilica Cattedrale.
Sopra il portale c’è un semiarco spezzato, con al centro uno stemma con questa iscrizione: “Faciat vobiscum Dominus misericordiam, sicut fedistis cum mortui. (Dal Libro di Rhut 1,8) la cui traduzione è la seguente: “Abbia il Signore per voi quella misericordia che voi avete avuto per i morti (dal Libro di Rhut 1,8).
Ancora sopra il semiarco del portale principale c’è un teschio con tibie incrociate, che fa bella mostra di sé in una edicola con stipiti e semiarco marmorei.
In alto, in una nicchia c’è una grande statua marmorea di Cristo Re, con la mano destra alzata e benedicente e con la sinistra che regge una grande Croce; ai suoi piedi c’è la scritta: “Christus regnat”.
Al colmo della facciata, un altro teschio con tibie incrociate sorride soddisfatto della sua posizione altolocata ed è sovrastato da una piccola croce di ferro.
I due spioventi della facciata sono decorati da due vasi con fiamme e da un busto di figura umana in mezzo alle fiamme, mentre fiamme sono simboleggiate in cima all’edicola che mostra il teschio sopra il portale principale.
Tutti questi simboli ignivomi e fiammeggianti sono dovuti al fatto che la chiesa era la sede della “Confraternità delle anime del Purgatorio”, e le fiamme significano la purificazione delle anime del Purgatorio, il cui etimo significa purgarsi, pulirsi, mondarsi e purificarsi dei peccati.
I due portali laterali seguono lo stile del portale principale, e sono fatti con pietra di Siracusa, sia negli stipiti che nell’architrave, il quale è sovrastato da un semiarco.
Sulla porta di destra c’è uno stemma con uccello e la scritta “Viscer avis medicus” cioè: i visceri dell’uccello sono il mio medico, mentre sulla porta di sinistra c’è uno stemma con un uccello in mezzo alle fiamme e la scritta: “X funere foenus”, cioè per i funerali della Fenicie, con cui si allude al mito della Fenicie, l’uccello che secondo i poeti e i naturalisti antichi viveva nei deserti dell’Arabia, cibandosi solo delle lagrime dell’incenso, e, dopo aver vissuto per 500 anni, moriva per rinascere dalle sue ceneri: donde l’antico motto “post fata resurgo” cioè, “dopo la morte rinasco”.
Questo stemma con l’allegoria della Fenicie ha in alto la testa di un angelo alato, e in basso la testa di un leone.
Sopra ognuna di queste porte laterali c’è una finestrella con stipiti e semiarco in pietra di Siracusa.
All’interno, la chiesa è a una sola navata con un transetto che ha al suo centro una cupola, che ha nel mezzo la colomba dello Spirito Santo, mentre tutt’intorno c’è un affresco che rappresenta San Giovanni Bosco bambino fra la Madonna e Gesù.
Le pareti della chiesa, per tutta la loro altezza, sono decorate con stucchi che riproducono motivi floreali e teste di angeli alate, per cui esse risultano troppo cariche ed ossessionanti, secondo la simbologia dell’arte barocca; vi sono pure dei dipinti che raffigurano i profeti e fatti evangelici.
Sopra il portale principale, appena entrati in chiesa, c’è la cantoria (oggi inattiva) per l’organo e il coro.
Sul pavimento c’è una grande lapide rettangolare tutta intarsiata con marmo bianco e nero, che reca al centro una figura umana fra le fiamme, il solito motivo allegorico; si tratta dell’apertura dell’ossario comune che ogni chiesa aveva per seppellire i morti.
Appena entrati in chiesa, a destra in basso nel muro c’è una tomba con lapide epigrafata che ha questa iscrizione: “Hic quiescit in pace Christi Cajetanus Russotti qui pie decessit IV Idus Jan. An. MVIIILXVII, etatis sue LXVI. Jesualdus F. Sacerdos Ord. Carm. Patri opt. Desideratissimo cum lacrimis posuit”; la cui traduzione è la seguente: qui riposa nella pace di Cristo Gaetano Russotti che morì piamente il quarto giorno dopo le idi di Gennaio dell’anno 1867 a 66 anni di età. Il sacerdote Frate Gesualdo, dell’Ordine dei Carmelitani, pose lacrimante in onore dell’ottimo e desideratissimo padre.
L’altare maggiore della chiesa è fatto coi policromi marmi di Taormina e sul frontale sotto il tabernacolo c’è intarsiata la figura della Madonna che si erge sopra le anime del Purgatorio, rappresentante come figure umane a mezzo busto in mezzo alle fiamme.
Sopra il Tabernacolo, al centro dell’altare, si innalza una deliziosa cupoletta sostenuta sostenuta da sei colonnine tutte in marmo, mentre ai due lati ci sono due angeli di gesso che tengono due candelabri.
Dietro l’altare, in una nicchia dell’abside c’è la statua di Maria Ausiliatrice.
Sopra l’altare minore a destra c’è in una nicchia la statua di San Giovanni Bosco con due ragazzi, e in cima c’è la scritta: “Da mihi animas”, cioè dammi le anime; in questa navata vi si trovano i seguenti dipinti: San Giovanni Bosco ragazzo che fa catechismo, il sogno delle due colonne di San Giovanni Bosco, una Croce da cui sgorga acqua ed un cervo che si disseta e una croce con una colomba ed i suoi piccoli.
Sopra l’altare minore a sinistra in una nicchia c’è la statua di San Giuseppe, e in cima c’è la scritta: “Ite ad Joseph” cioè andate da Giuseppe; in questa navata vi ritrovano i seguenti dipinti: una trasfigurazione di N.S.G.C., la morte di San Giuseppe, una croce con agnello immolato e una croce con un pesce.
I due altari minori sono decorati ai lati da due colonne a tortiglione di colore arancione, mentre sopra l’altare maggiore altre due colonne di stile jonico ornano la nicchia dell’abside in cui c’è la statua di Maria Ausiliatrice.
Accanto all’altare minore di San Giuseppe c’è un’altra nicchia in cui è custodita l’urna di legno e vetro con il simulacro di Cristo morto, che viene portato solennemente in processione il Venerdì Santo.
Due finestre illuminano in transetto, cioè il braccio corto della pianta a croce latina della chiesa, per cui la cupola che divide il transetto e che reca l’affresco raffigurante San Giovanni Bosco bambino fra la Madonna e Gesù, mentre un branco di fiere, lupi e leoni, minacciano un gregge di pecorelle riunite dietro la figura del Cristo, viene tutta illuminata dalla luce del sole, e la colomba dello Spirito Santo , che è al centro della cupola, sembra volare nell’aria luminosa.
Lungo le pareti laterali si trovano degli affreschi con le figure dei profeti e in alto a questi dei dipinti raffiguranti fatti evangelici.
Nel transetto nelle pareti alte vi si trovano: a sinistra un dipinto della morte di San Giuseppe.
Il pulpito che si trova alla base dell’arcata che precede l’altar maggiore, sul alto destro, è pure decorato con stucchi, fra cui capeggiano i busti di 5 angeli alati che scandiscono la forma esagonale.
Un grande lampadario di legno dorato pende al centro dell’arcata antistante l’altare maggiore.
Accanto al pulpito c’è una piccola statua di marmo di San Domenico Savio, il Santo della mamme e delle culle, che tiene nella mano sinistra un carteggio con la scritta: “la morte ma non peccati – Domenico Savio 1857”, mentre nella destra tiene il crocefisso appoggiato sul petto.
Nella Sagrestia della chiesa è notevole una fontana di marmo rosa di Taormina con testa fontanaria e vaschetta poste in una nicchia contornata da una arcata a tutto sesto pure in marmo rosa e grigio-verde di Taormina; in cima all’arco c’è raffigurata la Madonna con ai piedi le anime fra le fiamme del Purgatorio, che è identifica a quella raffigurata sul frontale dell’altare maggiore, per cui è logico ritenere che entrambe le composizioni marmoree siano state realizzate dallo stesso artigiano marmista.
Sotto la figura della Madonna c’è la data 1705 intarsiata in uno scudo marmoreo.
Da questa data veniamo a sapere che la chiesa fu costruita a cavallo dei secoli XVII e XVIII, cioè tra la fine del 1600 e l’inizio del 1700.
Accanto alla chiesa, sul lato destro, sorge il grande campanile, la cui parte inferiore è quadrata ed è fatta con grossi blocchi di pietra di Taormina ben squadrata; nella parte centrale si aprono 4 archi a tutto sesto, dentro cui sono alloggiate le campane, e pure gli spigoli di questa parte mediana sono in pietra di Taormina ben lavorata.
La cima del campanile è costituita da una balaustra che recinge un ballatoio calpestabile, dal cui centro si innalza una cupola a cuspide ottagonale, nella quale si aprono 4 finestrelle a cielo aperto; nel cono terminale della cupola c’è una grossa pietra di Taormina lavorata a forma di globo che una volta sosteneva una croce di ferro.
Siccome durante una tempesta di vento molti anni fa la palla di pietra cadde a terra, perché la croce aveva fatto da vela, quando essa fu rimessa a posto la croce venne eliminata, onde evitare il ripetersi del crollo.
Un blocco di pietra di Taormina del basamento del campanile, nello spigolo che si affaccia nel cortile della Sagrestia, reca scolpita la data 1713 sopra il solito teschio con tibie incrociate, per cui è da ritenere che il campanile fu costruito in un secondo tempo, e ciò è dimostrato anche dal fatto che esso è un corpo a se stante e separato dalla chiesa, a cui è collegato da una passerella a cielo aperto che corre sopra il cortile della Sagrestia.