- Circa la costruzione della chiesa di
S. Caterina d’Alessandria, Mons. Giovanni Di Giovanni, nella sua “Storia
ecclesiastica di Taormina”, ci racconta che: “la famiglia dei Cappuccini
venne a Taormina circa l’anno 1559
(1551) ; costruì da principio il suo piccolo
convento fuori le mura, nella parte settentrionale che guarda Messina,
presso l’antica chiesa di S. Caterina; ma questa poi, l’anno 1610, il giorno 27 di aprile, fu dai suoi Rettori e Confrati, con il
consenso di S.E. Pietro Ruiz, arcivescovo di Messina, che allora si
trovava in Taormina in corso di visita pastorale, venduta ai medesimi
Padri, intenti ad ingrandire il convento, al prezzo di 2.000 fiorini, la qual somma
promisero di pagare i nobili e pii cittadini Nicolò Mancuso, Barone di
Fiumefreddo, di S. Basilio e di Càrcaci, Fabrizio Mancuso, Giuseppe
Corvaja, Arcangelo Zumbo e Giuseppe di Agosta, ad effetto di fabbricarsi
una nuova chiesa, sotto il titolo di S. Caterina, dentro le mura”.
- Dunque, per testimonianza del nostro
grande storico Mons. Di Giovanni, sappiamo che prima dell’attuale chiesa
di S. Caterina d’Alessandria, esisteva un’altra chiesa di S. Caterina
fuori le mura, cioè l’attuale chiesa dei Cappuccini, tenuta ora dalle
Suore Antoniane “Figlie del Divino Zelo”, Ordine fondato dal Canonico
Annibale Mafia di Francia, le quali, oltre all’Orfanotrofio femminile,
gestiscono un asilo infantile.
- Quando i Frati Cappuccini comprarono
l’antica chiesa di
S. Caterina d’Alessandria, i nobili cittadini Taorminesi citati si impegnarono a pagare per i Fraticelli i 2.000 fiorini del prezzo di vendita, a
condizione di costruirsi una nuova chiesa da intitolare a S. Caterina
d’Alessandria e situata dentro le mura della città.
- Circa la fondazione della nuova
chiesa di S. Caterina d’Alessandria , la data certa della sua
costruzione non ci è nota; sappiamo che nel
1610
avvenne la vendita dell’antica chiesa di S. Caterina, fuori le mura, ai
Frati Cappuccini e che quei nobili Taorminesi si impegnarono a pagare i
2.000 fiorini per conto dei Frati, con
la condizione di erigere una nuova chiesa intitolata a S. Caterina entro
le mura.
- Si può arguire che la fabbrica sia
iniziata subito dopo questo contratto di compravendita, ma non sappiamo
quando fu iniziata la costruzione e quando fu terminata; come data
indicativa abbiamo quella che è scolpita sulla lapide dell’ossario che
c’era sul pavimento e che dopo il restauro è stata sistemata nel muro
accanto alla scala d’accesso alla cripta della chiesa e che è il 1663.
- Sulla lapide c’è questa iscrizione in
latino: “Sit nomen numen divae, et coluisse paretis, omen ut
hic cineres, astra petantaiae”, che traduciamo: “Sia il nome della
santa potenza divina e sia l’avere onorato i genitori l’augurio affinché
queste anime vadano in cielo”. Il
1663 indica certo la data della posa di questa lapide e
non quella della costruzione della chiesa, dato che dal
1610 al
1663 corrono ben
53 anni, che sono troppi per
edificare una piccola chiesa come la nostra. Per cui possiamo affermare
che la nuova chiesa di S. Caterina d’Alessandria fu costruita nella
prima metà del
1600, a partire dal
1610, che è la nostra data
certa.
- La fontanella in marmo rosso di
Taormina che c’è nella Sagrestia, porta in cima all’arco della nicchia
questa dedica: “Reparatae, Salutis Anno
1787”, cioè, restaurata nell’anno della Salvazione 1787.
- Nella chiesa c’è una statua in marmo
di S. Caterina d’Alessandria che alla base porta la data MCCCCLXXXXIII (1493);
la statua è piccola e tozza, e rappresenta la Santa che tiene nella mano
destra la palma del martirio e nella sinistra un libro aperto, che
indica la sua condizione di nobildonna colta e profonda in filosofia.
Oltre che la palma, la sua destra tiene la spada con cui uccide un
essere demoniaco che, supino ai suoi piedi, cerca di allontanare dalla
sua gola la lama della spada; certo questo dèmone rappresenta i suoi
persecutori, su cui la Santa ha trionfato dando testimonianza della sua
fede cristiana.
- E’ chiaro che questa statua si doveva
trovare prima nell’antica chiesa di S. Caterina che fu ceduta ai
Cappuccini, e poi fu portata nella nuova chiesa.
- La Statua porta la data del 1493.
- Un’altra statua della Santa è posta
all’esterno sulla facciata, sopra il portale, in una nicchia con ai lati
due angioletti sdraiati lateralmente sopra i monconi del frontone
spezzato che sovrasta il portale: questa seconda statua di S. Caterina
d’Alessandria, rappresentata come l’altra con la spada nella mano destra
e la palma del martirio nella sinistra, e con in più una corona in
testa, è attribuita allo scultore Paolo Greco che la fece nel
1705. Lo stile architettonico della chiesa è
chiaramente barocco, data l’epoca in cui fu costruita, cioè il
600, in cui nacque e si affermò questo stile.
- Un bel portale fatto con marmo rosa
di Taormina, sia negli stipiti che nell’architrave, si apre nella
facciata, ed è ornato ai lati da due colonne con alte basi e capitelli
di stile corinzio che sostengono un frontone spezzato, anche questi in
marmo rosa di Taormina. Sopra il portale c’è la statua della Santa
Alessandrina con i due angioletti ai lati, e ancora più in alto si apre
una finestra molto elaborata, i cui stipiti sono decorati da due
cariatidi poste in cima ad essi, mentre l’architrave riproduce il
frontone di un tempio greco; è questo un altro motivo di ispirazione
derivante dall’esistenza in loco del tempio greco, che pensiamo fosse
dedicato ad Afrodite (Venere), a causa delle conchiglie che ornano la
facciata della Sagrestia.
- Un mini campanile, incorporato nella
facciata, decora lo spigolo alto a sinistra di essa e mostra una sola
campana.
- A sinistra del portale principale si
apre la porta della sagrestia, la cui bassa facciata è decorata da due
finestrelle-oblò ornate da conchiglie marine, mentre altre due
conchiglie arricchiscono l’architrave della porta.
- In alto, questa bassa facciata della
Sagrestia mostra un pannello a bassorilievo raffigurante due figure
sotto una croce, ed il bassorilievo è rovinato dal tempo, per cui non si
capisce il significato della rappresentazione.
- Tutte le aperture di questa facciata,
come pure il bassorilievo, sono realizzate in pietra di Siracusa, che è
una dolce pietra calcarea di color paglino che. che con l’andar del
tempo si deteriora sotto l’azione degli agenti atmosferici.
- Sembra che la Sagrestia sia
anteriore, come costruzione, alla chiesa dì S. Caterina d’Alessandria, e
che risalga al
500; forse, in origine, essa
era una cappella se stante, e poi diventò la Sagrestia della nuova
chiesa.
-
Come abbiamo detto, basandoci sulle
conchiglie che decorano la facciata della Sagrestia, essendo esse un
simbolo di Venere, l’Afrodite Anadiomene dei Greci, cioè che nasce dalla
spuma del mare, pensiamo che il tempio greco che c’era dove fu costruita
la chiesa, era dedicato a ‘Venere, e la supposizione e seducente, dato
che Venere era la dea della Bellezza e non c’era posto migliore
dell’Agorà per edificarle un tempio, cioè il cuore della città, e di una
città bella come Taormina.
- Come abbiamo avuto modo il dire ,
la chiesa di S. Caterina d’Alessandria dentro le mura fu
costruita addosso ai ruderi del Teatrino Romano (Odeon), di cui
distrusse parte dell’orchestra e la scena, che era costituita del
colonnato del preesistente tempio greco forse dedicato ad Afrodite.
- L’interno della chiesa è ad una sola
navata, con soffitto a capriata di travi di legno.
-
L’altare maggiore ha la parte fatto
coi policromi marmi di Taormina, mentre quella superiore è in legno
intarsiato e pitturato, secondo la tradizione delle “Pale d’Altare”,
raffiguranti Madonne e Santi, ed è originale del
600.
- A destra e a sinistra dell’altare
maggiore ci sono due altari minori, ognuno dei quali è adornato da due
colonne a tortiglione di gesso, che ripetono il motivo del frontone
spezzato del portale principale e che mostrano in cima ad ognuna un
angioletto in posizione inneggiante.
- Anche l’altar maggiore è decorato da
due colonne a tortiglione di gesso che recano in cima i soliti
angioletti, che costituiscono uno dei motivi decorativi
dell’architettura di questa chiesa barocca.
- Il restauro ha messo in luce nel lato
destro della chiesa e sotto il pavimento, ruderi di muri e di
acciottolato di epoca greco-romana, che sono stati lasciati in vista,
recintati da una bassa ringhiera in ferro battuto, accanto alla quale è
stata collocata su uno spezzone di colonna l’antica statua della Santa
Alessandrina, datata 1493 e proveniente dalla prima chiesa di
- S. Caterina, diventata la chiesa dei
Cappuccini.
- A proposito della statua della Santa
collocata nella nicchia al centro del prospetto e sopra il portale
possiamo assicurare che essa e opera di Paolo Greco, come si legge nella
sua base, in cui c’è questa iscrizione: “Paulus Greco sculpì anno DNI
1705”. cioè, Paolo Greco scolpi nell’anno del
Signore 1705. Come
si vede, in questa frase c’è una concessione alla lingua volgare
italiana nel verbo “sculpi”, e anche in questa statua come nell’antica,
la Santa Alessandrina è rappresentata nell’atto di uccidere con la spada
un essere demoniaco supino ai suoi piedi e che rappresenta i suoi
persecutori.
- Tornando alla prima statua deI 1493 aggiungiamo che essa sta sopra una
ruota dentata e che nel suo plinto (piedistallo) sono rappresentate
scene del martirio di S. Caterina, in cui si vede la Santa posta fra due
ruote e due carnefici, e da questa ripetizione della figura della ruota
si deduce che il supplizio a cui la Santa fu sottoposta fu quello dello
stritolamento fra due ruote dentate e fatte girare l’una contro l’altra
e con la Santa legata ad una di esse. Nel plinto dell’antica statua c’è
anche una scena di fustigazione, ci sono due teste di Serafini e c’è lo
stemma di Taormina.
- Infine, diciamo che la chiesa di S.
Caterina è illuminata all’interno da tre grandi lampadari di cristallo,
di cui uno enorme al centro e due più piccoli nei due bracci del
transetto, cioè il braccio orizzontale della pianta a croce latina che
costituisce l’architettura della chiesa.