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La chiesetta della Madonna della
Rocca o di S. Maria della Rocca, si trova sul ripido monte che sovrasta
Taormina, sulla cui cima ci sono i ruderi di Castel Taormina,
costruzione medievale risalente al periodo arabo-normanno (sec. XI-XII),
e perciò chiamato anche “Castello Saraceno” e che al tempo dei Greci e
dei Romani era l’Acropoli della città, ad una altitudine di
398 metri s.l.m.
- La chiesetta della Madonna della
Rocca, così chiamata perché costruita sulla viva roccia, fu fondata
dall’Abate Francesco Raineri con l’aiuto dell’arcivescovo di Messina
Geronimo Venero, verso il
1640.
- Il Sacerdote taorminese Francesco
Raineri, Abate di S. Anna ed Arcidiacono della Cattedrale di Monreale,
fu Vicario e Luogotenente del Cardinale di Palermo Cosma de Torres e del
suo successore Vescovo di Torsilla e fu Rettore del Seminario di
Monreale.
- Padre Francesco Raineri, oltre alle
sue elevate doti morali ed alle sue alte capacità religiose, per cui fu
tenuto in grande stima da superiori e confrati, ebbe un grande amore
verso Taormina, sua città natale, e dimostrò questo suo affetto
abbellendo la Cappella della Chiesa di S. Domenico, che è stata
distrutta il 9 luglio 1943 dalle bombe aeree degli Alleati, che in quel
giorno invasero la Sicilia, sbarcando a Gela e a Pachino, durante la II
Guerra Mondiale, alla quale chiesa egli donò una bellissima sfera di
ottone dorato, con intarsi di corallo, nella cui base c’era inciso il
suo nome.
- Padre Francesco Raineri mori nel 1647 e fu sepolto nella chiesa di S. Maria
della Rocca, che lui aveva fatto costruire e che è senz’altro la chiesa
più panoramica del mondo.
- Sulla sua tomba fu posta una lapide
che reca un bellissimo epitaffio, ed anche dopo morto Padre Francesco
Rainieri continua a godersi il magnifico panorama che si gode dalla sua
amata chiesa.
- Accanto al Santuario di S. Maria
della Rocca c’èra un piccolo monastero (dell’ordine dei Basiliani),
ormai in disuso, in cui i religiosi si ritiravano per pregare e fare
penitenza in eremitaggio, come gli antichi anacoreti o eremiti: il
piccolo èremo aveva la vista rivolta verso i monti Peloritani,
Castelmola e l’Etna.
- Questa è la storia moderna e succinta
del Santuario, come ci viene raccontata da Mons. Giovanni Di Giovanni
nella sua “Storia civile di Taormina”, e dal Padre Agostiniano Emilio
Strazzeri nei suoi “Uomini illustri di Taormina”.
- Però c’è anche una storia antica
della chiesa di S. Maria della Rocca, basata su quanto scrisse il
Geografo arabo Edrisi, vissuto nel sec. XII alla corte del re normanno
di Sicilia Ruggero IL, primo re della dinastia normanna.
- Egli scrive: “che sul monte Tauro su
cui sorge Taormina, sorge il Santuario della Madonna della Rocca.
- Per cui, l’origine della chiesa di S.
Maria della Rocca si deve far risalire al sec. XII, cioè al tempo della
dominazione normanna, essendo re Ruggero II (1097-11 54)”.
- Quindi, sicuramente Padre Francesco
Raineri fece restaurare e ricostruire il Santuario nel 1640, essendo esso in stato di abbandono dopo
5 secoli, e forse fece
aggiungere alla fabbrica il piccolo cenobio, che è ora anch’esso
abbandonato da molto tempo.
- L’origine del Santuario di S. Maria
della Rocca è circondata dalla leggenda, come d’altronde lo è quella
degli altri Santuari.
- Essa narra che un giovane pastorello
del vicino villaggio di Mola pascolava il gregge sul monte, allorquando
un improvviso temporale lo costrinse a rifugiarsi assieme alle pecore
nella vicina grotta. Mentre il temporale infuriava fuori della grotta,
alla luce abbagliante di un fulmine il pastorello vide in fondo alla
gotta una bellissima donna tutta illuminata e splendente, che teneva in
braccio un bambino biondo, la quale gli sorrideva con dolcezza materna.
- Il pastorello, abbagliato dalla luce
che emanava dalla figura femminile e dal bambino, fuggi spaventato,
abbandonato le sue pecorelle nella grotta, e corse a raccontare
l’accaduto ai genitori, i quali naturalmente lo tacciarono di bugiardo e
di visionario.
- Ma il giovane tanto insistette che
convinse i genitori a recarsi con lui nella grotta, anche perché c’erano
le pecore da recuperare, e lì giunti si addentrarono nella grotta, ma
non videro niente, ma nel posto dove la bella Signora era apparsa,
trovarono in una larga fessura un dipinto in cui era rappresentata
l’immagine della donna vista poco prima dal pastorello, ma il bambino
che teneva in braccio era acefalo, cioè mancava la pittura che
riproduceva la testa del bambino.
- Per cui, la visione della bella
Signora con bambino avuta dal pastorello, si può spiegare col fatto che
la pittura, certo ad olio, del dipinto aveva riflesso la luce dei lampi
durante il temporale, e si sa che durante i temporali estivi i lampi si
susseguono a ritmo continuo, di modo che il dipinto rifletteva in
continuazione la loro luce, ed il pastorello credette che la figura
femminile brillasse di luce propria.
- La presenza del dipinto sacro nella
grotta, e certamente si sarà trattato di una icona bizantina, cioè una
pittura su legno, si può giustificare dicendo vi era stato nascosto
durante l’Iconoclastia (rottura di immagini sacre ) proclamata nei sec.
VIII e IX da ben tre imperatori d’Oriente, e cioè Leone Isaurico,
Costantino IV Copronimo e Leone IV, e che fosse rimasto dimenticato e
abbandonato nella grotta, finché non lo vide il pastorello durante il
temporale.
- Naturalmente questa pretesa
apparizione della Madonna col Bambino al pastorello fu presa in mano dal
clero, che invocando il miracolo, compì pellegrinaggi e venerò l’
immagine sacra su di un altare provvisorio.
- l fatto che mancasse la testa del
Bambino nel dipinto, si può spiegare con l’azione degli agenti
atmosferici, dato che la pittura era rimasta per tanto tempo esposta
all’umidità della grotta.
- Oggi, al posto del dipinto visto dal
pastorello non si sa quando, e dietro un quadro della Madonna che reca
l’iscrizione “In me omnis gratia”. Eccl. XXIV, si vedono alcuni sgorbi
graffiati sulla roccia che dovrebbero essere l’immagine della Madonna
della Rocca.
- Questi graffiti, eseguiti certo da
qualche fraticello che si era ritirato lassù in eremitaggio, sono
l’attrazione maggiore del Santuario.
- L’architettura del Santuario di S.
Maria della Rocca è molto modesta e rustica; si tratta di una bassa
costruzione ad un solo vano, nella cui facciata si aprono la porta che
ha soglia, stipiti ed architrave in pietra di Taormina, e due
finestrelle simmetriche, con accanto un altro edificio più basso per i
servizi e la Sagrestia della chiesetta.
- Dietro la chiesa c’è il piccolo
eremo, da molto tempo abbandonato e in disuso, mentre sul lato sud-est
c’è uno spiazzo che era una volta l’orticello degli eremiti, ed è
situato sul ciglio del dirupo su cui sta la chiesa. Sul bordo di questo
spiazzo sorge una grande Croce in cemento armato, che è rivolta ad
oriente ed è illuminata di notte, la quale sovrasta tutta Taormina ed è
visibile da ogni parte.
- Questa Croce fu costruita nel 1930, in occasione di una Missione di Padri
Redentoristi, Congregazione religiosa fondata nel 1732 da S. Alfonso Maria de’ Liguori ed approvata nel
1749 dal Papa Benedetto XIV
i Padri Rendentoristi sono anche chiamati “Liquorini, e loro scopo
principale è la predicazione nelle campagne, fare i Missionari ed
insegnare il catechismo.
- La festa della Madonna della Rocca
ricorre nella terza domenica di Settembre, e viene tuttora celebrata con
grande solennità e con molto concorso di popolo.
- La festa è preceduta da una Novena,
cioè da una preparazione spirituale che, come dice la parola stessa,
dura 9 giorni, e consiste nella celebrazione della
S. Messa ogni mattina di buon'ora, alle ore 7 e nella recita del S. Rosario alle ore
6:30.
- Nel giorno della festa il
Simulacro della
Madonna viene portata in processione.