- Il quinto convento, in
ordine di tempo, ad essere fondato a Taormina fu quello dei frati Minori
Cappuccini, Ordine religioso di derivazione francescana, istituito nel
1525
dal Beato Frate Matteo da Bascio (1495
-1552),
Frazione del Comune di Scavolino presso Urbino, approvato dal papa
Clemente VII con la Bolla “Religionis Zelus” del
3
luglio
1528.
- I monaci dell’Ordine dei
Frati Minori Cappuccini vennero a Taormina l’anno
1559
e costruirono il loro piccolo convento fuori le mura, nella parte
settentrionale della città che guarda verso Messina, presso l’antica
chiesa di S. Caterina Alessandria.
- Quindi, quella che oggi
chiamiamo impropriamente chiesa di S. Antonio, in quanto è tenuta dalle
Suore Antoniane “Figlie del Divin Zelo”, fondate dal beato Canonico
Annibale Maria Di Francia, era in origine la chiesa di S. Caterina
Alessandria.
- Questo convento dei
frati Cappuccini di Taormina, all’inizio era una costruzione modesta a
pianterreno, forse costituita di poche celle e con la chiesetta accanto,
in basso intitolata a S. Giuseppe, e di cui ancora oggi si vede la
facciata con la croce in cima.
- Questa facciata
dell’antica prima chiesetta del convento, si trova nella Via del Vecchio
Macello, e su di essa è inciso un orologio solare con il perno in
metallo che proiettava l’ombra del sole sulle linee rette, all’estremità
bassa di ognuna delle quali sono segnate le ore
9-10-11-12-13-14-15-18,
essendo le ore
16-17
scomparse, perché l’intonaco del muro è scrostato in corrispondenza.
- La chiesa di S. Caterina
Alessandria, risalente al 1400
e che preesisteva, accanto alla quale nel
1551
fu costruito il convento dei Cappuccini, nell’anno 1610,
il giorno
27
di Aprile, fu dai suoi Rettori e Confrati, con il consenso
dell’Arcivescovo di Messina, lo spagnolo Pietro Ruiz de Valdeviesco, che
allora si trovava in visita pastorale a Taormina, venduta ai Padri
Cappuccini, che stavano ingrandendo il convento, al prezzo di
2.000
fiorini; la qual somma promisero di pagare i nobili e pii cittadini
Nìcolò Mancuso, Barone di Fiumefreddo, di S. Basilio e di Càreaci,
Fabrizio Mancuso, Giuseppe Corvaja, Arcangelo Zumbo e Giuseppe di Agosta,
ad effetto di fabbricarsi una nuova chiesa sotto il titolo di S.
Caterina dentro le mura, come dice Mons. Giovanni Di Giovanni.
- Quindi, l’attuale chiesa
di S. Caterina, che è accanto al Palazzo Corvaja, fu costruita in
seguito a questa vendita ai frati Cappuccini della prima chiesa
intitolata alla Santa di Alessandria.
- Dopo
18
anni dalla fondazione a Messina del primo convento dei Cappuccini in
Sicilia, i Taorminesi ottennero con il consenso dell’Arcivescovo di
Messina, Giovanni Andrea Mercurio, che fu Vescovo dal 1550
al
1560,
di avere il convento dei Cappuccini nell’anno
1551.
- Di ciò fa fede la
relazione inviata alla Santa Sede dal Padre Priore del convento Giovanni
Maria di Alì, fatta nel
1650,
cioè un secolo dopo, il cui testo è il seguente: “Relazione del luogo
dei Frati Minori Cappuccini della città di Taormina. Il convento dei
Frati Minori Cappuccini della città di Taormina, nella Provincia di
Messina, situato fuori le mura di detta città, Diocesi di Messina,
distante circa cento passi da detta città, fu fondato l’anno 1551,
col consenso dell’Ordinario diocesano, ad istanza di quei popoli, e con
le loro elemosine fabricato, et eretto secondo la povera forma
cappuccina, con celle numero ventinove.
- Ha la chiesa il titolo
et invocazione di S. Gioseffo.
- Il detto convento, oltre
l’horto contiguo, ch’è della Sedia Apostolica, come pure il medesimo
luogo, non possiede entrate.
- Vi habitano di fameglia
frati numero
12,
cioè :
- (Sacerdoti)
- Guardiano: P.re fra Giò
Maria d’Alì, Predicatore;
-
2°
R.P. Giuseppe da Taormina, Predicatore;
-
3°
P.re frat’Antonio da Taormina, Predicatore;
-
4°
P. f Anselmo da Catania, Predicatore;
-
5°
p• f. Giovanni da Messina, Predicatore;
-
6°
P. F. Bonaventura da Guidomandri, sacerdote
-
7°
fra Benigno da Tremisteri, Chierico;
- (Frati laici)
-
8°
Fra Benedetto da Calledoro;
-
9°
Fra Francesco da Taormina;
-
10°0
Fra Gio Maria da Venetico;
-
11°
Fra Pietro da Bordonaro;
-
12°
Fra Callisto dalla Limina.
- Li quali si sostentano
con le elemosine somministrate dalla pietà de’ popoli; e gli infermi si
curano nel medesimo convento, e vi possono stare più frati di quelli che
vi stanno, se ci fossero posti.
- Non ha il detto convento
alcun peso.
- Non ha debiti di sorta
alcuna.
- Noi infrascritti -
Taormina a di
26
febbraio
1650.
Io fra Giò Maria d’Ali, Guardiano, confermo q.to di s.a. (quanto di
sopra affermato).
- Io fra Giuseppe da
Taormina, Sacerdote cappuccino, deputato, confirmo ut sopra. Io frat’Antonio
da Taormina, Sacerdote cap.no (cappuccino), deputato, confirmo ut supra.
Sigillum: Imago S. Joseph, Sponsi B.M.V. - Inscriptio.... Locu di
Taormina”.
- Poiché c’è una
discrepanza circa la data di fondazione del convento dei Cappuccini a
Taormina fra questa relazione redatta dai frati del convento e quanto
afferma Mons. Giovanni Di Giovanni nella sua “Storia Ecclesiastica di
Taormina , bisogna pensare che il Di Giovanni, vissuto dal
1699
al
1753,
non conobbe questa relazione che fa fede circa la vera data di
fondazione; infatti egli scrive: “La famiglia de’ Cappuccini venne
circa l’anno
1559
in Taormina”; quel circa da lui usato, sta a dimostrare che egli non
aveva la certezza della data, perché non conobbe la relazione che i
frati redassero ed inviarono alla Santa Sede il
26
febbraio
1650,
cioè
49
anni prima che l’illustre storico taorminese venisse al mondo.
- I fratyi cappuccini
condussero anche l’acqua per i bisogni sia del convento, che del popolo
di quella contrada: questo acquedotto fu detto perciò “l’acqua dei
Cappuccini”, la quale proveniva da due sorgenti diverse, e cioè quella
di Baccaraocchi e quella di Arancio.
- Queste sorgenti
forniscono ancora l’acqua alla Fontana dei Cappuccini, situata accanto
all’Arco di Via Cappuccini, cioè la seconda Porta che si apriva nella
terza cinta muraria a nord.
- I frati Cappuccini
avevano costruito anche un abbeveratoio per le bestie da soma, cioè
cavalli, muli e asini, accanto alla chiesa del convento, che in seguito
fu tolto perché la gente vi faceva molti schiamazzi li intorno,
disturbando le funzioni religiose e la quiete dei fràtì.
- Come disponevano le
Regole dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, il convento aveva anche
una grande biblioteca, fornita di opere interessanti e molto accresciuta
di volumi col passar del tempo.
Padre Giustino da Patti dice che essa era tanto celebre,che veniva
visitata da quasi tutti i dotti che venivano a Taormina per ragioni di
studio.
- Con la Legge sulla
soppressione degli Ordini religiosi e confisca dei loro beni, emanata
nel luglio
1866,
il Comune di Taormina fece richiesta perché la biblioteca del convento
dei Cappuccini, come pure quella del convento di s. Domenico, gli
fossero attribuite, al fine di metterle a disposizione del pubblico.
- In un primo tempo i
libri furono lasciati nel convento dei Cappuccini, in custodia del Rev.
Padre Agostiniano don Emilio Strazzeri, autore del libro “Uomini
illustri di Taormina”; poi vennero trasferiti nell’ex-chiesa di S.
Giovanni dei Cavalieri di Malta, ora Camera degli ex-Combattenti e
Reduci.
- Da qui, finalmente, sono
stati sistemati nell’attuale Biblioteca Comunale, ex-chiesa di S.
Agostino.
- Naturalmente, in seguito
a tutti questi trasferimenti, molti testi preziosi della Biblioteca del
Convento dei Cappuccini andarono dispersi e distrutti.
- Il Cav. Giacinto Corvaja
mi ha detto che durante il trasporto dei libri dai Cappuccini alla
Camera dei Combattenti e Reduci, a cui lui collaborò da ragazzo, dato
che suo padre era il custode del convento, molti libri servirono per
fare fuoco nelle case dei Taorminesi poveri.
- Possiamo dire che la
legge sulla soppressione degli Ordini religiosi e relativo esproprio dei
loro beni fu una calamità nazionale, perché, a causa di essa, molte
opere d’arte e molta cultura, che erano custodite nei conventi e nelle
loro chiese, andarono disperse e distrutte.
- Per ironia della sorte,
quasi per una Némesi storica, dopo 67
anni dall’incameramento della Biblioteca dei Cappuccini da parte del
Comune, il Comune di Taormina nel 1933
affidò l’ordinamento della Biblioteca Comunale proprio a un frate
Cappuccino; il Lettore Padre Giustino da Patti, che era stato allievo
del Prof. Gaetano Rizzo nel Ginnasio di Patti, dato che Padre Giustino
risiedeva allora nel convento dei Cappuccini di Villagonia, che era
sorto nel
1915.
- Questa la lettera con
cui il Comune di Taormina gli affidava l’incarico: Comune di Taormina,
Protocollo n.
2792;
al Rev. Padre Giustino da Patti, Cappuccino; ci è gradito comunicarLe
che con odierno provvedimento ho nominato V.S. (vostra signoria)
Componente della Commissione Amministrativa della Biblioteca Comunale.
- Le sarò grato se vorrà
gradire l’incarico, dando all’Istituzione la Sua preziosa, intelligente
cooperazione. Taormina,
01
giugno
1933
- il Commissario Prefettizio, Comm. Angelo De Feo.
- Passando ora a
descrivere l’antica chiesa di S. Caterina Alessandrina, che i frati
Cappuccini ribattezzarono intitolandola a S. Giuseppe, la cosa più bella
di essa è la facciata principale, in cui si apre un bellissimo portale
ogivo, i cui stipiti sono in pietra di Taormina, e il cui architrave con
mensole di raccordo, di cui una è spezzata, è in marmo rosso di
Taormina. Sopra l’architrave c’è l’arco ogivo molto ornato, e ai lati
degli stipiti ci sono due colonnine a tortiglione, e tutto il portale è
incorniciato da una decorazione di nera pomice lavica, secondo lo stile
tradizionale tauromenitano.
- Questo portale è
architettonicamente simile a quello della chiesa di S. Antonio Abate, e
a quello della facciata est del Duomo, tanto da sembrare gemelli.
- Il portale della chiesa
dei Cappuccini è sovrastato da una finestra rettangolare, sopra la quale
un piccolo rosone decora la facciata.
- Lo spigolo est della
facciata è ornato da tre mensole traforate sovrapposte l’una all’altra a
distanza simmetrica.
- Alla destra del portale,
nel muro della facciata c’è un altro orologio solare o Meridiana, che
porta la data
1837
e col perno metallico per proiettare l’ombra del sole sulle linee rette,
alla base delle quali sono segnate le ore 15-16-17-18-19-20-21-22;
in cima alla retta verticale centrale c’è impressa la lettera M, che
indica il Meridie, cioè il mezzogiorno.
- Nella facciata est della
chiesa c e un altro bel portale che è stato murato nel
1766,
come testimonia la data incisa sull’intonaco; questo portale murato ha
gli stipiti e l’architrave interni in pietra di Taormina, mentre gli
stipiti esterni, che imitano colonne con capitelli di stile corinzio,
cioè sono delle finte colonne, e l’architrave relativo sono in marmo
rosso di Taormina.
- L’altissimo campanile,
che svetta alto due volte l’altezza della chiesa, fu costruito nel
1932;
in origine la chiesa aveva un minuscolo campanile incorporato sul lato
sinistro della facciata. Il moderno campanile, che sembra più che una
torre campanaria, una torre di difesa, mostra in alto
4
trìfore sui
4
lati, in corrispondenza delle campane, e le trìfore sono sovrastate da
una merlatura, in ragione di
5
merli per ognuno dei
4
lati cioè un totale di
16
merli.
- Sotto la merlatura corre
una decorazione fatta di archetti incorniciati con nera pomice lavica,
in ragione di
6
per ognuno dei
4
lati, per un totale di
24
archetti.
- Sotto le trifore corre
un fregio fatto con cerchi aperti bianchi con un punto al centro, che
cinge i
4
lati della torre campanaria, e sotto il fregio c’è un’altra serie di
archetti, in ragione di tre per lato.
- Infine, la parte mediana
del campanile è decorata con 4
piccole feritoie per ogni lato, poste in posizione alternata.
- Le suore antoniane
“Figlie del divino zelo , Ordine religioso fondato dal beato Canonico
Annibale Maria Di Francia, per la formazione spirituale e intellettuale
delle giovani e delle orfanelle, presero possesso dell’ex-convento dei
Cappuccini il
12
gennaio
1902,
e da allora soprintendono all’Orfanotrofio Antoniano femminile.
- Il frate dell’Ordine dei
Frati Minori Cappuccini, Padre Agostino da Giardini, nel suo volume “I
Frati Minori Cappuccini in Taormina e Giardini, narra in modo esauriente
la storia lei Cappuccini e dei loro due conventi situati entrambi nel
territorio di Taormina, anche se egli parla di Giardini, dato che il
secondo convento cappuccino, sorto nel
1915
ed ancora esistente, sorse a Villagonia, che è una Frazione di Taormina,
presso la Stazione delle Ferrovie dello Stato.
- Padre Agostino è morto
prematuramente nel 1977
a Lipari, dov’era parrroco della chiesa di s. Maria di Porto Salvo.
- Le Suore Antoniane
“Figlie del divino Zelo”, hanno creato un asilo infantile per
50
bambini e le scuole medie per le
40
orfanelle che vivono nel loro Orfanotrofio femminile.
- L’ex-convento dei
Cappuccini, come pure l’ex-convento dei Minori Osservanti entrambi
francescani, tramite i due Ordini di Suore, cioè “Le Figlie del divino
zelo” e “Le Francescane Missionarie Maria ”, continuano ad assolvere il
loro compito originario che fu quello di rifugio dei derelitti, di
ricovero per gli ammalati, di educazione e di istruzione, e non ultimo
di preghiera e di meditazione.
- Lo spirito francescano
produce ancora frutti copiosi pur dopo 7
secoli e mezzo, essendo S. Francesco d’Assisi, morto nel
1226.
- Il piano terra
dell’ex-convento dei Frati Minori Cappuccini fu per molti anni adibito a
Carcere Mandamentale, e tale destinazione durò fino al
1950,
quando le soure Antoniane ristrutturarono tutto il complesso monastico,
creando gli istituti scolastici sopra menzionati.
- Mons. Giovanni Di
Giovanni, parlando dei Frati Cappuccini, dice ancora: “Del resto la
città di Taormina assegnò al suo Convento de’ Cappuccini la limosina
(elemosina) annuale di cento fiorini, in virtù di un pubblico Consiglio,
come il dicono, fatto il giorno
24
Luglio
1692
(cioè,
141
anni dopo la fondazione) e confermato dal Duca di Reda, Viceré di
Sicilia. Molti personaggi illustri fiorirono in questo Convento, fra i
quali degni di speciale elogio si reputano P. Bonaventura Arcidiacono,
P. Giuseppe Cariddi, P. Antonio Luca, e P. Antonio Cuscona, nobile
decoro della patria, della famiglia e dell’Ordine”.
- L’interno della chiesa
ha conservato lo stile semplice delle costruzioni cappuccine.
- Nel lato destro, fino al
1964
vi erano
3
altari minori. di cui il primo, che era dedicato a Santa Maria
Maddalena, venne demolito per dar posto ad un confessionale, ed è
rimasto un quadro, pittura ad olio, di autore ignoto, raffigurante la
santa ex-peccatrice.
- Il secondo altare è
intitolato a Sant’Antonio da Padova ed accoglie la statua del santo; fra
il confessionale e l’altare del santo portoghese, c’è nel muro la tomba
di Filippo Sigismondo Lib. Barone de Weittershausen, capitano
dell’esercito tedesco, morto nella battaglia di Francavilla di Sicilia,
combattuta nel giugno
1719
fra spagnoli e tedeschi per il possesso dell’isola.
- Il terzo altare è
dedicato alla Madonna, e in un quadro ad olio di autore ignoto, sono
rappresentati la Vergine Maria col Bambino Gesù, e inginocchiato davanti
a loro c’è S. Felice da Cantalice (Aquila) che stringe al petto dei
candidi gigli, mentre in alto aleggiano degli angeli sorridenti.
- A destra dell’altare
maggiore c’è un piccolo pulpito ligneo a cui si accede per una scaletta
incassata nel muro.
- L’altare maggiore è di
legno ed è sovrastato da un grande quadro ad olio, in cui sono dipinti,
in alto, la Madonna col Bambino Gesù, che hanno a destra Sant’Anna e a
sinistra S. Giuseppe; sotto aleggiano due angeli, di cui quello a
sinistra offre al Bambino Gesù la città di Taormina; ancora sotto sono
raffigurati S. Caterina d’Alessandria, accanto alla ruota con cui fu
suppliziata, e S. Pancrazio, Patrono di Taormina, vestito con i
paramenti vescovili, sul lato sinistro, mentre a destra vi sono S.
Francesco d’Assisi genuflesso ed il suo amico prediletto S. Domenico in
piedi.
- Questo quadro fu dipinto
dal frate cappuccino Padre Umile da Messina intorno al
1646,
il quale rappresentò
- S. Pancrazio sotto le
sembianze del Padre Bonaventura Arcidiacono da Taormina, che per
5
volte fu Ministro Provinciale dei Cappuccini e che mori nel
1646.
- Ai lati di questo grande
quadro sull’altare maggiore vi sono, a destra, il quadro raffigurante
Santa Chiara d’Assisi, e a sinistra quello di S. Antonio da Padova.
- Il Tabernacolo
dell’altare maggiore porta la data 1780,
incisa sulla porticina, e accanto a questo altare c’è una tomba con
questa epigrafe: “Qui giace Giovanni Zuccaro Calanna, nato il
22
gennaio
1805
e morto il
30
ottobre
1864”.
- La chiesa dei
Cappuccini è ad una sola navata, ma nel lato sinistro si aprono tre
cappelle intercomunicanti, che formano come una seconda nave minore.
- La prima cappella
custodisce sopra l’altare un Crocifisso, a cui fa da sfondo un dipinto
con la Vergine Addolorata ed il discepolo prediletto S. Giovanni
evangelista; in alto sono raffigurati i misteri dolorosi: l’orazione di
Gesù nell’orto di Getsemani, la flagellazione, la coronazione di spine,
la salita al Calvario, mentre il quinto mistero è rappresentato dal
Crocifisso miracoloso.
- Si racconta, infatti,
che nel
1780
ci fu una terribile eruzione dell’Etna, con scosse telluriche ed una
grande siccità, per cui questo Crocifisso fu portato in processione
penitenziale, con generale concorso del popolo, del clero e dei
magistrati.
- Partita dai Cappuccini,
la processione giunse davanti al monastero delle Suore Penitenziali
Canosiane di S. Maria di Valverde, in piazza Badia, da dove, dopo
prediche e preghiere, ritornò al luogo di partenza.
- Il rito ottenne la
grazia invocata e l’Etna si placò, e la pioggia cadde copiosa per più
giorni, ponendo fine alla grave siccità che aveva colpito anche
Taormina.
- Gli anziani del popolo
dissero allora che anche durante l’eruzione del
1693
il vulcano si era placato dopo una processione penitenziale con lo
stesso miracoloso Crocifisso.
- Nel pavimento di questa
prima cappella c’è un ossario comune, la cui botola non reca alcuna
iscrizione.
- Sopra la porticina di
comunicazione fra la prima e la seconda cappella c’è un quadro che
raffigura tre frati cappuccini, due dei quali sono i beati Agatangelo da
Vendome e Cassiano da Nantes, francesi, che furono martirizzati in
Africa il
7
agosto
1638.
- Nella seconda cappella
c’è un altare di legno dedicato al Bambino di Praga, mentre prima era
intitolato alla Vergine Bambina; pure in questa cappella c’è nel
pavimento un ossario comune, sulla cui apertura c’è incisa la data
1596,
e quindi siamo a 45
anni dopo la venuta dei Cappuccini.
- C’è pure una tomba, la
cui lapide reca questa iscrizione: “Sebastiano Melita, nato a Gallodoro
nel
1810
e morto a Letojanni il
3
maggio
1881
“.
- La terza cappella è
intitolata a S. Lorenzo martire, e nel quadro posto sopra l’altare è
rappresentato il santo che ridà la vista ad un cieco, mentre tutt’intorno
c’è questa iscrizione
- “B. Laurentius caecos
illuminavit et thesauros Ecclesiae dedit pauperibus” cioè il Beato
Lorenzo diede la vista ai ciechi e distribuì ai poveri i beni della
Chiesa.
- In cima all’arco a tutto
sesto che sovrasta l’altar maggiore c’è questa invocazione: “Rogate ergo
Dominum missis”, cioè, ordunque pregate Dio con le messe.
- Entrati in chiesa, sopra
il portale c’è il soppalco in cui è alloggiato l’armonium e in cui
prende posto il Coro durante il pontificale con messa solenne, e al
quale si accede attraverso una scala a chiocciola di ferro posta a
sinistra, mentre a destra entrando c’è infissa nel muro una piccola
acquasantiera di marmo rosso di Taormina.
- Dal centro del soffitto
ad intonaco scende un bel lampadario di vetro di Murano.
- La segrestia della
chiesa è situata dietro l’altar maggiore e si accede ad essa attraverso
una porticina a sinistra dell’altare.
- La lapide della tomba
del capitano tedesco, che è sovrastata dal suo stemma baronale, è
epigrafata in latino ed il testo è il seguente: “Hic iaeet Ill. D.
Philippus Sigismundus Lib. Baro de Wettershausen, Capitaneus cx ìnelyto
regimine pedest. Com.tis de Diesbach Gràlis ad servitia sac.ae
Caes.regiaeqe MTTIS. Obyit ex vulnere accepto die
16
Xbr : Ad:
1719.
Requiescat in pace”, cioè, qui giace l’illustre don Filippo Sigismondo
Lib, Barone di Wettershausen, capitano nel nobile esercito del generale
de Diesbach al servizio delle sacre regie milizie dell’imperatore.
- Mori per le ferite
nportate il
16
dicembre dell’anno
1719.
Possa riposare in pace.